lunedì 31 dicembre 2007

RITROVATO FILIPPO, LA TARTARUGA

A cento metri dalla riva della spiaggia di Marina Grande è stato ritrovato un esemplare di tartaruga "Caretta-Caretta".




A recuperare l'animale, cui è stato dato il nome di Filippo, è stato il nostro concittadino Giuseppe Pugliesi, che ci ha gentilmente fatto pervenire le foto che vedete.

lunedì 24 dicembre 2007

'U me' mastru barberi

(di nonno Francesco Esposito)

'U me' mastru barberi
è 'u megghiu mastru du paisi,
malanova mi nci veni,
se ieu vi cuntu chi mi fici.

Vigilia 'i Natali
ia mi mi fazzu 'a barba,
mi pigghia 'na tovagghia
e nci tremanu li mani.

Pigghiau nu tovagghiolu
e o' coddhu m'u legau:
mi stavà fandu mi moru
e, di chi, non m' affucau.


Nci rissi: "Mastru, m'ati a fari 'a barba!"

Pigghiau 'n pinnedhu vecchiu,
pe' sapuni nu pocu 'i caci,
apposta non aviva specchiu,
pe' non vidìri chi faci.

"'Stu mastru non si movi?
'chì 'a caci è cosa brutta!"
Rissi 'sti paroli,
m'a stricau finu a nda vucca.

Lu puzu nci addulura,
lu brazzu nci stancau,
comu vossi 'u Signuri,
'u pinnedhu lu posau.

Pigghiau lu rasolu
e lu 'ffilau per beni,
appena mu misi nta facci,
mi pigghiau la frevi.

A li Santi disastimaia,
a la Madonna e a lu Signuri,
mi mi caccia di 'sti guai
non guardu 'stu saluni!

Se 'a barba l'haiu longa,
chi m'arriva finu e' peri,
'i corna mi mi spuntunu
non guardu 'stu barberi!

martedì 4 dicembre 2007

I MALAPPROFONDIMENTI DELLA LEGA NAVALE

Pubblichiamo -per opportuna conoscenza scigghitana- lo scambio di saluti intercorsi tra il nostro Tatomaster e il Presidente della sezione della Lega Navale scigghitana, Mario Patafio.
Ovviamente, associandomi a Tato, ringrazio l'amico Mario per l'onore -e l'onere- riservatoci.



----- Original Message -----
Sent: Friday, November 30, 2007 10:17 PM
Subject: MaliSaluti alla lega navale

Caro Presidente,
Volevo ringraziarLa per la presenza del nostro malalink sul portale della sezione Scillese della Lega Navale Italiana www.leganavale.it/scilla , organo del quale confesso, scopro solo adesso l'esistenza.
Sconosco la ragione per la quale veniamo indicati per gli "approfondimenti", ma comu si rici, cuntenti vui..
Ci sentiamo assai lusingati di tale considerazione e speriamo pirciò di essere all'altezza.. ...o in questo caso.. almeno alla "profondità" delle aspettative.

Rinnovo i miei più cordialissimi saluti insieme a quelli di tutto il MalaStaff, ricordandoVi che qualora servisse, potete fare conto su di noi per quello che possiamo.
Fortunato Calarco
..in nome e per conto di QuelliCheMalanova.it

-----Messaggio originale-----
Da: Mario Patafio
Inviato: sabato 1 dicembre 2007 0.12
A: MalaNovaMaster
Oggetto: Re: MaliSaluti alla lega navale

Caro Fortunato, seguo il vs. Malasitu da un po di tempo
e ho deciso di sostituirllo col link che c'era precedente.
Siete originali e tipicamente Scigghitani !
A risentirci e a nome mio e degli altri soci ricambio i saluti.
mario.patafio@tin.it Presidente Delegazione di Scilla della Lega Navale Italiana



domenica 18 novembre 2007

GIU' LE MANI DALLO "SCILLESI D'AMERICA!"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente l'intervento di Pietro Bova, già consigliere comunale e assessore del nostro Comune negli anni '79-'85.


Dopo due lunghe e travagliate sedute di Giunta Reg.le il per noi famigerato Piano Sanitario Regionale é stato approvato e con tale atto decretata la chiusura del Presidio Ospedaliero di Scilla per accorparlo al Riuniti di RC!

Il 9 Novembre 2007, mese dei morti, verrà ricordato come quello dell'interruzione dell'idea originaria dei valorosi concittadini d'oltre oceano di fornire di un servizio primario il proprio paese di origine.

Anche il nostro ospedale, NATO DA UN ATTO D'AMORE, e pienamente operativo e funzionante segue il destino di quei piccoli e medi ospedali realizzati per esigenze clientelari e quindi inutili e dispendiosi.

In questa sede desidero fornire, a chi é preposto ad assumere iniziative, qualche considerazione e delle proposte attenendomi scrupolosamente al tema e, quindi, evitando dal trascendere in considerazioni piu' complessive.

E' da tempo che si parla di chiusura o comunque di ridimensionamento dell'Ospedale di Scilla ed emerge in tutta evidenza l'abbandono in cui é stata lasciata la struttura e i sanitari che non hanno mai trovato sponde certe e autorevoli non solo nella politica locale ma neanche in esponenti politici dell'ampio comprensorio di riferimento.

Come se una regia occulta volesse far morire il "sogno americano" sotto gli occhi insensibili degli scillesi e non.

Lo stesso innesto del primario chirurgo Dott. Iacopino andava certamente accompagnato da misure collaterali di sostegno e di stimolo alla sua pregevole attività professionale. Dopo il clamore che ha accompagnato la sua nomina, una volta che se né andato, nessuno ha spiegato i motivi di tale decisione: ove fosse rimasto, avremmo avuto ben altri argomenti in più per difendere il nostro ospedale. Non si é voluto comprendere l'aria che tirava.

ANCHE ADESSO, QUESTO SILENZIO SGOMENTA anche se é preferibile all'ipocrisia delle solidarietà di facciata e ingiustificata é la latitanza di partiti, associazioni, gruppi e tutti coloro (con le dovute -e verificate- eccezioni) i quali, ad ogni elezione, si candidano per fare le belle statuine o raccolgono voti per questo o quel partito inventandosi, con la scusa della politica, un'altra professione a sostegno delle loro questioni private. Come mai, per fare le liste si fà notte fonda e per salvare l'ospedale non si accende nemmeno una lampadina?


NESSUNA ISTITUZIONE, FORZA POLITICA O SOCIALE HA PENSATO, COME É SUCCESSO IN TUTTI GLI ALTRI POSTI, DI SENSIBILIZZARE E CHIAMARE A RACCOLTA IL POPOLO PER DIFENDERE IL LORO OSPEDALE tranne il generoso e apprezzabile tentativo dell'ottimo Nuccio Azzarà, che, come UIL ha organizzato, in piena estate, una pubblica assemblea il cui forte eco é stato fatto colpevolmente diluire nella palude dell'insipienza locale. A Scilla, ove fossimo liberi veramente, visto la mancanza di iniziative dei partiti, ci sarebbe da riflettere anche sull'utilità del votare.

Dal 2° incontro tecnico di lunedì 24 Settembre u.s. organizzato presso la sala del consiglio comunale da cui sarebbero dovute scaturire iniziative idonee al rilancio dell'ospedale e tali da scongiurare la minacciata chiusura ancora nessuno si é fatto sentire. Nel frattempo la giunta ha approvato il Piano!

Come faccio a non ricordare le battaglie che, come scillesi abbiamo combattuto e vinto per il nostro ospedale? Ricordo convegni, innumerevoli riunioni e fatto individuare, con l'allora assessore alla sanità Bruno Dominianni nel 1° P.S.S., Scilla addirittura come sede dell'USL 29. Perché, adesso, tutto questo disinteresse e abbandono?

ANCORA, PERO' NON TUTTO PUO' ESSERE PERDUTO. Sono convinto che non é mai troppo tardi.

Il Piano deve andare ancora in Commissione e, poi, in Consiglio: solo allora diventerà operativo. Che fare?

INDIRE, INTANTO, UNA PUBBLICA ASSEMBLEA organizzata congiuntamente dai sindacati e Amm.ne Comunale di Scilla da concludere con un documento finale .

Se c'é chiarezza e forza di proponimenti rilancio quanto sostenuto nei miei precedenti interventi.

E' chiaro che nulla scende dal cielo senza impegno e lavoro.

1. Questa battaglia deve essere coordinata dal Consiglio Comunale che assumerà la veste di comitato di lotta e Gruppo Operativo (G.O.) ove ogni consigliere si addosserà la propria parte di lavoro nell'attuare la strategia;

2. Tale G.O. coinvolgerà prioritariamente gli scillesi d'America perché facciano sentire tutto il loro peso organizzando un secondo comitato questa volta, degli "scillesi del mondo"a difesa del "loro" ospedale;

3. Il G.O.indirà una assemblea, ben organizzata, dei sindaci e amministratori dei dieci comuni di riferimento per ottenere il loro consenso alle azioni di lotta per poi proporre la convocazione dei rispettivi consigli comunali per l'approvazione di un documento di "resistenza attiva" e l'avvio di iniziative pubbliche e private, nei rispettivi comuni, per una raccolta di fondi finalizzata all'acquisto delle attrezzature sanitarie urgenti;

5. Tale gruppo organizzerà e una o piu' riunioni con i medici di base dei comuni interessati perché senza il loro sostegno politico e ancor piu' sociale non si riuscirà a fare alcunché;

6. Intanto pretendere con forza il rilancio della chirurgia e lavorare nella struttura ospedaliera come se nulla fosse accaduto migliorando al massimo il livello delle prestazioni per avere un consenso sociale ampio e diffuso;

7. Provvedere alle sistemazioni urgenti con attività sostitutive (volontariato, intervento diretto dei comuni, della Provincia, della Comunità Montana ecc.) e operare per rimuovere il blocco del cantiere completando i lavori di ritrutturazione;

8. Occorre designare un legale autorevole di livello nazionale o consulente esperto in problematiche sanitarie perché alla luce delle potenzialità della struttura, delle necessità del territorio e da una attenta analisi del documento regionale consigli i passi piu' opportuni e le richieste da avanzare al fine non solo di difendere lo "Scillesi d'America" ma di rilanciarlo in quando fondamentale risorsa per il territorio. Ospedale sì ma anche servizi essenziali di base.-


Scilla 16 Novembre 2007 Pietro Bova



mercoledì 14 novembre 2007

BOTTA 'I SANGU!

Con riferimento a quanto anticipato la settimana scorsa sul blog ru Nonnu(post del 8.11.2007) pubblichiamo -per opportuna conoscenza degli scigghitani tutti (donatori e non)- la lettera che la sezione AVIS di Scilla ha inviato a una sfilza di direttori e responsabili dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria e delle sue labirintiche diramazioni.
Dirigenti...Responsabili....botta 'i sangu!


venerdì 2 novembre 2007

I MARTIRI CALABRESI DEL NOSTRO TEMPO

Davanti a certi fatti, rimango davvero senza parole. Ma poi provo talmente tanta rabbia, che non riesco proprio a star zitto.
Mi riallaccio qui al post lanciato da Tato sul forum del maluspitali, relativo all'incredibile fatale odissea che, purtroppo, è costata la vita al giovane Flavio Scutellà, di Scido.
E' l'ennesima malastoria calabrisi e, avanti di questo passo, non so proprio per quanto ancora riusciremo a sopportare una situazione davvero tragica.
Stando a quanto hanno riferito le cronache, tutti gli ospedali contattati erunu chini, non avevano posti letto disponibili. Ma ddhu 'maru figghiolu, non aviva bisogno di un posto letto,aveva bisogno solo di una sala operatoria!
Ci hanno detto anche che, una volta arrivato in ospedale alle 21, è stato portato in sala operatoria solo all'1 di notte, cioè dopo quattro ore, perché tutte le sale erano impegnate o comunque non disponibili.
Ecco cosa succede e potrebbe continuare a succedere (stando alle previsioni del Piano Sanitario Regionale che prevede, tra l'altro, la chiusura dell'ospedale scillese),fino a diventare "normale"(!?), quando si concentra in un solo ospedale un'utenza di 400.000 persone (o giù di lì).
Non è questione di medici bravi (che pure dalle nostre parti non mancano di certo) o meno.
E' una semplice questione di "geografia sanitaria", che però passa magicamente (ma non certo misteriosamente) in secondo piano, dietro a un'altra materia che, evidentemente è ritenuta essere molto più importante da chi amministra la sanità regionale: la ragioneria.
Ma per quanto i nostri politici stiano sforzandosi di cercare la maniera per risparmiare (perché è questa la finalità uiltima del nuovo Piano Sanitario Regionale, dicono loro), i conti purtroppo continuano a non tornare.
E non mi riferisco certo a quelli dei bilanci, ma a quelli delle vite umane sacrificate.
Sì, perché secondo me, Flavio e prima di lui Federica (la ragazza morta a Vibo solo pochi mesi fa), vittime di storie al limite dell'umana sopportazione, sono i martiri calabresi del nostro tempo.
L'autoaugurio -che ci facciamo noi tutti- è che non si pensi solo a chiudere i cordoni della borsa ma soprattutto ad aprire gli occhi, perché queste tragedie non si ripetano più.
E aprire gli occhi, vuol dire rendersi conto che alcune scelte non possono essere fatte sulla carta, ma valutando la realtà che ci circonda. E la realtà calabrese è fatta, purtroppo, anche di queste tragedie. Occorre dunque che i nostri amministratiori regionali decidano, non si può perdere altro tempo; non si possono nascondere le perdite di vite umane dietro sterili discussioni di natura contabile.
Ricordino solo che decidono loro sì, ma sulla nostra pelle!

giovedì 1 novembre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 12

La protesta dei monaci è ripresa. Un centinaio di loro ha sfilato ieri per le vuie della città di Pakkoku, a sud ovest di Mandalay.
A un mese di distanza dalle prime dimostrazioni pacifiche contro il regime, i monaci dunque tornano in strada, a sfuidare il vigente divieto di riunione imposto dalle autorità militari e in coincidenza della nuova visita in Birmania (prevista per il fine settimana) dell'inviato dell'ONU, dopo che la prima, di fatto, si è rivelata essere una comparsata a uso delle telecamere delle televisioni di tutto il mondo.
Mentre il governo, non a caso, ha di nuovo interrotto i collegamenti internet, per i monaci il solo modo di fare arrivare i documenti che chiedono riforme economiche, il rilascio dei prigionieri politici e la caduta dell'attuale governo, è quello di lavorare di notte -a rischio e pericolo di essere arrestati o peggio- e distribuire poi copie dei volantini.
Nell'intento di prevenire la divulgazione di questi documenti, il Governo sorveglia perfino i negozi di computer.
I giovani monaci, comunque, continuano a rischiare, nella consapevolezza che -come di ce uno di loro: "Anche tra i monaci ci sono spie."
[notizie tratte da il giornale e timesonline]

domenica 28 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 11

Giovedi scorso, Suu Kyi, leadr del partito di opposizione ha incontrato uno dei generali della giunta militare.
E' stata trattata come un ospite di riguardo e, per fare bella figura con quelli delle Nazioni Unite (nel cui ruolo pacificatore, comunque, i dissidenti confidano ancora), i militari hanno liberato ben 50 detenuti, di sicuro rigorosamente scelti tra quelli che secondo loro non possono più creare problemi, perché sufficientemente spaventati dalla dura prigionia.
Intanto, nelle città di confine con la Thailandia continuano ad arrivare alla spicciolata sia i monaci che hanno partecipato alle dimostrazioni di piazza che altri appartenenti ai movimenti dell'opposizione al regime.
Tra i primi, uno dei giovani monaci più attivi -di appena 24 anni. E' riuscito a scappare, abbandonando la tipica veste dei monaci e travestendosi da "cristiano", con tanto di crocefisso appeso al collo, che ora considera essere il suo portafortuna.
Gli oppositori invece preferiscono scappare, non tanto per salvare la pelle, quanto invece per proteggere i loro familiari, i quali vengono purtroppo incarcerati dai militari, per ritorsione (odioso ricatto) contro la "mancata consegna" -se così si può definire- dei responsabili delle diverse dimostrazioni di dissenso verificatesi in questi giorni.
Continuano gli scontri tra l'esercito e la popolazione Karen: stavolta, l'oggetto del contendere sembra sia la costruzione di una nuova strada che dovrebbe svilupparsi tra Birmanioa e Thailandia.

mercoledì 17 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 10

I generali se ne stanno nascosti a Naypyidaw, la "più nuova capitale del mondo" -come la definisce il Timesonline- una città a 360 Km dal mare, oltre la giungla, raggiungibile attraverso sentieri percorsi solo occasionalmente.
Nell'isolamento hanno costruito un simulacro di città (quasi fantasma), divisa in diverse zone, una distante dall'altra, dove vi hanno trasferito tutte le strutture degli uffici pubblici, in un trasloco durato mesi e mesi.
Gli unici segni di vita si vedono al mercato o alla stazione degli autobus. E che ci sia poca gente si capisce anche dall'elenco telefonico: è lungo soltanto 12 pagine (quello di Rangoon, l'antica capitale, la città più grande del paese, era di 470).
C'è talmente tanta poca gente che non si vedono nemmeno soldati.
I generali, si nascondono dunque oltre la foresta, sono scappati da Rangoon per evitare il rumore delle proteste e per non costituire un facile bersaglio per l'ira del popolo. Ma questa vera e propria fuga, secondo molti, non fa che dimostrare la loro intrinseca debolezza. Debolezza che però, finora, nessuno ha sfruttato.

Ma nel mondo, gli studenti del 2007 -come già in passato quelli del 1988- continuano la loro lotta.
Questo è il loro ultimo manifesto di denuncia:

ANNUNCIO DELL'UNIONE DELLA GENERAZIONE DEGLI STUDENTI DEL 2007

Alla generazione del 2007, uniamo le mani, studenti e popolo , per far emergere la verità!

La verità è che le persone sentono costantemente lagnanze profuse nell'incontrare problemi senza precedenti nel paese.

La verità è che la gente sta vedendo con angoscia soldati fare razzia i monasteri come campi di battaglia, distruggere i templi, arrestare, colpire e spretare con la forza centinaia di monaci, mettendo in costrizione persone semplici in qualità di testimoni, e arrestando e colpendo i giovani (patrimonio del futuro) con ogni genere di pretesti.

La verità non stampata sui quotidiani è che monaci, studenti, gioventù e popolo stanno fuggendo o si stanno nascondendo da tutti questi pericoli non sanzionati, giorno e notte, non osano vivere, dormire o mangiare nel loro paese, sul loro suolo nella loro casa o monastero.

La verità vera è che, in ordine l vedere il futuro del paese splendere gloriosamente nel mondo, gli studenti e il popolo non dovrebbero lasciare che questo tirannico ingiurioso e malefico sistema di leggi continui ad esistere.

La verità che non viene trasmessa nei telegiornali è che la situazione attuale e la sofferenza del popolo sono tali che le persone non potrebbero sopravvivere o migliorare sotto un'amministrazione che commette abusi e che ciò che si guadagna in un giorno non basta per un solo pasto.


Gli eventi affrontati da noi giovani generazioni e il popolo sopporta prova l'assoluta giustificazione delle richieste per i diritti umani, sacrifici e lotte delle precedenti generazioni. Noi Generazione del 2007 vorremmo completamente abbattere il regime del male condividendo con coscienza le tradizioni storiche dei fratelli studenti anziani che hanno assolto il loro dovere. Il fermo proposito della gioventù e del popolo è stato rinvigorito.

Sebbene noi studenti siamo stati posizionati per essere allontanati dai nostri genitori e non riunirci con gli altri, dobbiamo sforzarci di riunirci per rimuovere alla svelta il regime del male con pensieri uniformi e unità di forze. Esortiamo tutti a mettere in pratica “la prosperità dell'intero popolo di tutte le etnie senza distinzione di classe o strati sociali e respingere l'arricchimento di un pugno di despoti”.

13 Ottobre 2007


martedì 16 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 9

Dopo i giorni turbolenti della protesta, soffocata a forza di arresti, sparizioni e violenze da parte dell'esercito della giunta militare, tutto sembra essere ritornato "normale" in Birmania.
Secondo voci raccolte per le vie di Rangoon il governo ha più che raddoppiato i salari dei netturbini, per assicurare loro migliori condizioni di vita. I prezzi, infatti sono più che raddoppiati e gli operai ammettono che non riescono comunque a sbarcare il lunario anche dopo l'aumento ricevuto.

L'inviato delle Nazioni Unite ammette che i continui arresti degli studenti, gli atti d'intimidazione e gli interrogatori forzati dei leader dell'opposizione -che continuano ancora oggi- "disturbano e vanno contro lo spirito di mutuo accordo fra le Nazioni Unite e il
Myanmar. Queste azioni devono cessare una volta per tutte".
[tratto da Democratic Voice of Burma]

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Anche i ribelli Karen, che vivono nella parte orientale della Birmania, a confine con la Thailandia -e che sono stati oggetto di ampi reportage da parte de il giornale parlano di occasione mancata, per non aver sfruttato la protesta dei monaci per avviare un'azione di ribellione armata più incisiva. Dovremo aspettare, dicono, altri 20 anni o più.
Sugli altri organi di informazione, la Birmania scivola sempre di più nelle pagine interne e sembra quasi non fare più notizia.

giovedì 11 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 8

Di seguito, pubblico la lettera -che trovate anche su questo blog di un dissidente birmano, predisposta in inglese e da inviare all'indirizzo ticketsupport@beijing2008.cn ogni 6 ore, o ogni volta che controllate la vostra casella di posta.
E' un modo per "rinfrescare la memoria" al governo cinese e a tutte le organizzazioni coinvolte anche nella preparazione delle Olimpiadi del prossimo anno, affinché non continuino a far finta che in Birmania (dove hanno investito una gran quantità di soldini), non stia succedendo niente.
Loro vi risponderanno in pochi minuti con una mail automatica, in cui vi ringraziano per averli contattati e vi assicurano che faranno ogni sforzo possbiobile per rispondere alla richiesta entro cinque giorni.
Ma non alla richiesta riguardante la Birmania, perché subito dopo vi invitano, per maggiori informazioni, a consultare il loro sito, chiamare per telefono o rispondere alle "domande più frequenti".
Ecco facciamo in modo che questa richiesta sacrosanta, diventi una delle domande più frequenti.

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Subject: re: tickets

Dear Sirs/Madams,

I am very interested in purchasing tickets to some of the events at
next year's Olympic games.
However I cannot, in good conscience, attend the Beijing Olympics
unless your government uses its influence to improve the political
situation in Burma. China has substantial economic interests in the
country, provides large amounts of economic aid, and invests heavily
in infrastructure projects there. Additionally, your government
provides extensive logistical support to Burma's military government.
All this make China uniquely placed to influence it.
The people of Burma have, in a very peaceful manner, insisted that
their rights be respected. I ask no more of your government than that
it cease its support for the current regime, and encourage dialog with
the democratically elected representatives of the Burmese nation.
I, the Burmese people, and the world would be grateful for your
assistance in this matter. Your courage will go a long way towards
making the 2008 Olympics a success.

With sincere thanks,

(your name)

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Traduzione

Gentili Signori/Signore,
sono molto interessato ad acquistare i biglietti per alcuni degli eventi dei giochi olimpici del prossimo anno.
Non posso comunque, in buona coscienza, assistere alle Olimpiadi di Pechino a meno che il vostro governo non usi la propria influenza per migliorare la situazione politica in Birmania. La China hanotevoli interessi economici nel paese, fornisce gran parte dell'aiuto economico, e vi investe tanto in progetti di infrastrutture. In più, il vostro governo fornisce un ampio supporto logistico al governo militare della Birmania.
Tutto questo consente alla Cina di essere in una posizione unica per influenzarlo.
Il popolo birmano, in maniera molto pacifica, ha insistito perché i suoi diritti
siano rispettati . Al vostro governo non chiedo altro che di cessare il suo supporto all'attuale regime, e di incoraggiare il dialogo con i rappresentanti della nazione birmana democraticamente eletti.
Io, il popolo birmabo, e il mondo vi saremo grati per la vostra assistenza in questa questione.
Il vostro coraggio farà tanta strada nel rendere le Olimpiadi del 2008 un successo.

Con sincero ringraziamento,

(il tuo nome)

martedì 9 ottobre 2007

PREMI NOBEL DA E-MUL(E)ARE

Il signor Albert Fert (francese), 69 anni e il signor Peter Grünberg (tedesco), 68 anni, hanno ricevuto ieri il Nobel per la Fisica (10 milioni di corone svedesi, pari quasi a € 1.100.000,00).

Direte voi: "E chi ficiru 'sti ddu' "rimbambiti" per meritarsi tutti 'sti sordazzi?"

Beh, a dir la verità, tantu rimbambiti non sono, tanto che -seppur indipendentemente uno dall'altro, fin dal 1988- hanno scoperto la Magnetoresistenza Gigante (GMR), applicata poi per la prima volta solo nel 1997. E che diavolo sarà mai? 'Na mala parola?

No. In pratica, i due hanno scoperto che grazie a piccoli cambiamenti nel campo magnetico, si generano cambiamenti più grandi nella resistenza elettrica. Questo consente di immagazzinare dati in sistemi di memoria digitale minuscoli, perché le informazioni vengono immagazzinate in piccole aree magnetizzate, registrate da una testina e tradotte quindi in segnali elettrici. Da qui si generano poi gli uno e gli zero dei segnali digitali.

Vabbò, penserete voi, 'u nonnu nisciu pacciu stanotti.

Ambeci, vi posso assicurare che no. Pirchì, se avete letto con attinzioni e nci fati casu, quello sopra illustrato è il principio di funzionamento di un marchingegno infernale che molti di voi usano giornalmente e ovunque vi troviate e grazie al quale le vostre orecchie vengono deliziate (e/o sturdute) dalla voce (e/o repiti) e dai suoni (e/o rumuri) dei loro gruppi preferiti.
Sì, figghioli, è cusì chi funziona ddha cosa minuscola che quelli che sanno di tecnologia chiamano i-pod.

Senza questi due scienziati, non sarebbero esistiti gli i-pod, i file mp3 e le loro varianti e, soprattutto, non sarebberoi esistiti napster, kazoom, e-mule e simili.
Grazie a questa 'nvinzioni, i grammofuni, i mangiadischi, i giradischi ca puntina 'mpurbirata e puru i cd sono oramai roba da... museo della musica.
E' sempre grazie ai loro ciriveddhi se non ci dobbiamo caricare in macchina 'na sporta 'i cd, ma possiamo ascoltare in un colpo solo, "stivata" nta 'na cosiceddha 'i nenti, l'intera discografia di Battisti, De Andrè, Beethoven, Verdi, Claudio Villa, Pavarotti o Bob Dylan, i Doors, i Rolling Stones o i Pink Floyd.

Biniritti cristiani! direte voi. Beh, al loro posto, comincerei a preoccuparmi, almeno in parte.

Sì, perché forse adesso le case discografiche -che la settimana scorsa se la sono presa con una povera donna di una disgraziata tribù d'indiani d'America, citata per centinaia di migliaia di dollari, perché rea di aver scaricato da internet 'na marea di file musicali- adesso sanno a quali porte bussare per chiedere i soldi ai veri "responsabili" della loro attuale difficoltà di operare sul mercato: 'sti ddu' 'mari vecchiareddhi (uno francisi e l'autro tedesco di Germania), la cui unica intenzione -come recita la motivazione del premio- era solo quella di rendere disponibile “una delle prime applicazioni reali del promettente campo della nanotecnologia".

N.B.: La notizia è stata tratta da Timesonline. Leggetevi l'articolo

lunedì 8 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 7

Secondo quanto riporta l'edizione on line del Times, la polizia del regime birmano è entrata negli uffici delle Nazioni Unite e ha sequestrato gli hard disk, che si pensa possano contenere i dati dei membri dell'opposizione,i quali si sono dati alla macchia.
L'ufficio delle Nazioni Unite è anche sospettato dal regime per aver consentito tramite i link o i telefoni satellitari in uso all'organismo internazionale di far filtrare notizie e filmati riguardo alla situazione birmana, anche dopo che il governo aveva bloccato l'accesso a internet, dieci giorni fa.

Channel News Asia, ha diffuso la notizia (data dalla televisione di stato), che il governo militare ha donato migliaia di dollari, cibo e medicine ai monasteri di Rangoon in un apparente gesto di riconciliazione.
Sempre la televisione, riferisce che il governo militare ha nominato un suo rappresentante per mantenere le "relazioni" con la leader degli oppositori Aung San Suu Kyi, ancora detenuta.

Intanto, per tenere alta l'attenzione, sui blog della dissidenza compaiono le prime avvisaglie del boicottagio che si intende fare contro la Cina (il paese più forte economicamente, che copre -sia pur a fatica- le malefatte del regime birmano).
Ecco come vedono, fin d'ora, le Olimpiadi di Pechino del prossimo anno




[immagini prese da http://ko-htike.blogspot.com/]

domenica 7 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 6

L'inviato dell'Onu ha riferito di abusi continui commessi dalle forze dell'ordine e da elementi senza uniformi, di notte durante il coprifuoco: raid nelle case, pestaggi, arresti arbitrari e sparizioni.
Intanto l'opposizione ha rifiutato l'offerta di colloqui avanzati dalla giunta militare, a condizione che Suu Kyi abbandonasse la sua campagna per la democrazia, che le è costata la libertà da 12 anni a questa parte.

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L'edizione on line del Times riferisce oggi di cremazioni avvenute segretamente ma che la gente del posto conferma, avendo visto camion dell'esercito andare avanti e indietro da un forno delle cremazioni (sorvegliato da militari armati), dalla cui ciminiera il fuoco ha continuato a uscire per tutta la notte.

Voci non confermate, parlano addirittura di feriti, buttati direttamente nei forni, ancora vivi.

Quel che invece è sicuro è che negli ospedali è stato ordinato ai medici di non dare ai feriti alcuna assistenza o trattamento medico, così come avviene per quelli ancora detenuti, portandoli di conseguenza alla morte.

Confermate anche le devastazioni nei monasteri e le violenze contro i monaci.

Spiegato il motivo per il quale internet ha continuato a funzionare nei primi giorni successivi alla rivolta: è servito ai militari per identrificare tutti i partecipanti ai cortei. Sono stati schedati per quartiere, fotografati e infine arrestati. Dopo di che, le connessioni a internet sono state tagliate.

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Gli attivisti birmani paragonano la situazione del paese a uno scaldabagno oramai guasto, che sta per scoppiare. E si dicono disposti a dare la vita per cambiare la costituzione vigente e renderla conforme ai principi della democrazia. Cosa che non è stata fatta dai membri del parlamento che erano stati eletti 17 anni fa, i quali, viene detto amaramente, non hanno fatto il loro dovere.

[da Democratic Voice of Burma]

venerdì 5 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 5

La televisione di stato conferma l'arresto di circa 2000 persone, anche se per gli oppositori sono almeno il triplo.
E' stato ordinato alla gente, per precauzione, di non riunirsi in gruppi formati da più di cinque persone, anche se -ammette la tv di regime- la gente si raduna ugualmente.
Alcune centinaia di persone sono state rilasciate dopo aver promesso per iscritto che non prenderanno parte in futuro ad altre dimostrazioni di piazza.
I capi della giunta militare si dicono disponibili a incontrare la leader dell'opposizione -ancora agli arresti domiciliari. E' il primo frutto della recente missione dell'inviato dell'Onu.
Il regime pone però delle "precondizioni". Che la Signora Aung San Suu Kyi abbandoni la promozione di: confronti; devastazioni totali; sanzioni economiche e altre sanzioni in danno del Myanmar. Se rinuncia a tutto questo, la signora sarà ricevuta dal generale Than Shwe [il capo dei capi] in persona (!)
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I monaci sono intervenuti perché vedevano la gente diventare sempre più povera e avere problemi sempre più grossi. Pensavano di poter negoziare tra le due parti, facendo affidamento sulla forza dell'amore.
E' quanto afferma in un'intervista uno delle centinaia di monaci che sono riusciti a raggiungere il confine con la Thailandia.
Ma, dopo quello che ha visto, adesso dice"Odio i soldati"! e si dice sicuro che chi ha ucciso i monaci andrà "nel più profondo degli inferni".
Dice ancora il monaco.48 anni: "Siamo ancora più determinati a continuare la lotta contro i militari. Vogliamo pace, la riconciliazione nazionale, prezzi più bassi e la liberazione dei prigionieri politici."

Si dice sicuro che i militari non dureranno ancora a lungo: "In poche settimane i monaci si riorganizzeranno e ...con la forza dell'amore e l'aiuto internazionale ce la faremo".
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[notizie raccolte da: www.timesonline.co.uk]

Intanto però, pur sapendo che è sbagliato, anche i monaci odiano.

giovedì 4 ottobre 2007

GIORNATA DEI BLOGGER PER LA BIRMANIA



...e mentre maestose campane di lampi colpivano ombre negli abissi
come se fossero lampeggianti campane di libertà
lampeggianti per i guerrieri la cui forza è non combattere
lampeggianti per i rifugiati sull'inerme via della fuga
E per ognuno e per tutti i poveri soldati nella notte
e vedemmo al di sopra le lampeggianti campane di libertà.
....
...Con gli occhi splendenti di sorriso ricordo quando fummo presi
in trappola dal non scorrere delle ore perchè stavano sospese
mentre ascoltavamo un'ultima volta e guardavamo con un ultimo sguardo
incantati e sommersi finchè cessò lo scampanìo che suonava per i malati le cui ferite non possono essere lenite
per le schiere dei confusi, accusati, maltrattati quelli disillusi o peggio
e per ogni uomo imprigionato nell'intero universo
e vedemmo al di sopra le lampeggianti campane di libertà
Bob Dylan
[da "Chimes of freedom" -Another Side of Bob Dylan -1964]
[Testo nella traduzione italiana tratto da www.maggiesfarm.it]


NON FACCIAMO SMETTERE DI SUONARE LE CAMPANE DELLA LIBERTA'!


FIRMA L'APPELLO PER FERMARE LA REPRESSIONE:
http://www.amnesty.it/appelli/azioni_urgenti/Myanmar


FIRMA LA PETIZIONE PER PROPORRE L'ASSEGNAZIONE DEL PREMIO NOBEL PER LA PACE AI MONACI BIRMANI:
http://www.petitiononline.com/nobel007/petition.html


mercoledì 3 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA /4

Chi è stato arrestato solo perché ha assistito alla protesta, è potuto tornare in libertà dietro il pagamento di qualcosa come 200 dollari americani.
La CNN mostra come vengono effettuati gli arresti


Chi può (come un attore molto conosciuto in Birmania) continua a fuggire.
Chi non può (come quel generale di cui si è detto ieri, che non ha eseguito gli ordini) e osa ribellarsi, è come minimo messo agli arresti domiciliari e gli vengono confiscate tutte le proprietà.

martedì 2 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 3

Tutti gli impiegati di strutture governative sono stati trasferiti nella nuova capitale: Naypyidaw.
I comandanti della divisione di fanteria leggera sono stati rimossi e imprigionati perché si sono rifiutati di eseguire l'ordine di sparare contro la gente che protestava.
Circa 2000 monaci e monache sono stati trasferiti in altri centri di detenzione. Di loro, non si sa altro, tranne che hanno cominciato lo siopero della fame.
Secondo alcuni gruppi attivisti, i morti sono 200 e 6000 le persone arrestate.
Intanto, mentre per protesta contro il regime militare, l'Australia ha rifiutato la nomina del nuovo ambasciatore birmano a Canberra, è stata riaperta la più importante pagoda birmana. Al posto dei monaci però, ci sono i soldati, armati di tutto punto
Continuano ad essere "attenzionati" tutti i canali telematici, come -secondo "Repoters without Borders"- hanno già fatto a Cuba.*
Ma serve a poco.
Per giovedi 4 Ottobre è in programma un'azione a livello mondiale, a sostegno di tutti coloro che stanno combattendo contro la dittatura.

* N.B.: Stando allo stesso rapporto, il 29.3% della ETEC SA, unico operatore di telecomunicazioni a Cuba, è di proprietà di Telecom Italia che, comunque, dovendo salvaguardare il proprio investimento (!), precisa di non aver niente a che fare con la sorveglianza e il controllo della rete internet (e meno male, così stiamo più tranquilli, no?!).

lunedì 1 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 2

Pare che circa 500 monaci siano stati raccolti e rinchiusi nell'istituto di tecnologia di Yangon. I religiosi rifiutano il cibo dato loro come elemosina, pur non facendo lo sciopero della fame.
Coloro che si sono avvicinati all'improvvisato centro di detenzione sono stati allontanati.
Secondo un colonnello della giunta militare, che ha chiesto asilo al confine con la Thailandia, sono scomparsi. Pare siano stati seppelliti nella giungla.

domenica 30 settembre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 1

Notizie preoccupanti giungono dalla Birmania. Gli attivisti democratici lanciano un ultimatum alla Cina (minacciando di boicottare le Olimpiadi del 2008) perché non continui a coprire la dittatura militare. L'ultimatum scade martedi 2 Ottobre, alle 15 ora italiana.
Con un tam tam continuo -che nonostante la censura, corre sui blog- invitano la gente (che, secondo un sondaggio, confida ancora nell'aiuto dell'ONU) a...registrare con dati e foto, tutti i cadaveri che arrivano al delta dei fiumi Yangon e Hlaing a Yangon (la capitale). Giungono notizie che i corpi dei morti e dei feriti negli scontri sono stati bruciati in un crematorio pubblico!
Dall'altra parte, solo dopo aver parlato del giorno di luna piena di Tawthalin, la Nuova Luce del Myanmar [giornale governativo] denuncia l'uso di pietre da parte della folla contro i soldati (!!) e parlano di "sabotatori" infiltrati tra i monaci, che costringono coloro che non possono fare offerte, a unirsi alla protesta. Il governo invita chi "subisce" questo "ricatto" a denunciare queste intimidazioni, estorsioni o coercizioni (!!!) subite, alle autorità di pubblica sicurezza!
Intanto, i monasteri devastati sono stati "ripuliti" giusto in tempo per la visita dell'inviato ONU.

mercoledì 5 settembre 2007

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

A tutti coloro che sono intervenuti o avevano intenzione di intervenire nella discussione relativa a "La chiesa dello Spirito Santo e le chiese di Scilla: quale futuro? ".

Nella tarda serata di ieri, 4 Settembre c.a., dopo un colloquio diretto, durante il quale ho avuto modo di chiarire la genesi e la successiva evoluzione del sito e del presente blog, ho chiesto al nostro parroco di fare un commento o comunque alcune considerazioni in relazione all'ampia discussione che si è instaurata sul nostro sito, nella corso della quale egli è stato più volte citato.

Mi è sembrato giusto e doveroso offrire a Don Bruno la possibilità replicare alle lamentele/accuse rivoltegli da alcuni fra tutti coloro che sono intervenuti.

Lo stesso Don Bruno, pur riservandosi di valutare la mia richiesta, mi ha comunque chiesto fin d'ora di far presente a tutti la sua massima disponibilità a ricevere in Parrocchia, di persona (come d'altra parte ha fatto con il sottoscritto), chiunque voglia esternare il proprio malcontento o le proprie perplessità in relazione agli argomenti trattati sia sul blog che sul forum del nostro sito, così come emerso in maniera chiara dai numerosi interventi registrati in questi giorni.

Da parte mia, non posso che ringraziare pubblicamente Don Bruno per aver pazientemente ascoltato e compreso quelle che sono le motivazioni e le finalità per le quali è nato e continua a crescere www.malanova.it .

Gentili visitatori di questo blog, preso atto di quanto sopra,

CONSIDERATO

-che tra il blog e il forum, dell'argomento risultano aver preso visione più di 1.100 persone con oltre 90 commenti e che pertanto è da ritenersi ampiamente "sviscerato" in tutte le sue sfaccettature;

-che in alcuni casi si è abusato della libertà di scrittura che abbiamo lasciato a coloro che hanno voluto intervenire, tanto da sconfinare -sia pur in un numero limitato di casi- in insulti personali, dai quali il sottoscritto e i curatori del sito -a scanso di ogni equivoco e/o strumentalizzazione- si dissociano completamente;

-che i numerosi inviti alla moderazione e all'uso di termini civili nella discussione instauratasi riguardo al dopo festa San Rocco, alle chiese chiuse e -nostro malgrado- al nostro parroco, sono caduti (il più delle volte) nel vuoto;

-che alcune espressioni usate -sia pur con intenzioni tutt'altro che offensive- possono ingenerare in coloro che li leggono (adulti, giovani e giovanissimi) fraintendimenti tali da risultare del tutto fuorvianti rispetto al pensiero di chi le ha espresse;

-che il sottoscritto e i curatori www.malanova.it intendono tutelare e salvaguardare l'immagine del sito, contraddistintosi sempre per la goliardia, la perspicacia e -perché no- la serietà del linguaggio e degli argomenti trattati, tanto da riscuotere -ogni giorno di più- numerosi e positivi apprezzamenti dalla comunità scillese tutta (residenti e non) in soli due anni di attività.

Considerato quanto sopra, riservandosi di dare comunque spazio a un eventuale successivo intervento da parte del Parroco -cui tocca il giusto diritto di replica-

SI COMUNICA

che la pubblicazione di ulteriori commenti relativi al post "La chiesa dello Spirito Santo e le chiese di Scilla: quale futuro? " da questo momento sarà sospesa.

'U Nonnu

martedì 21 agosto 2007

La chiesa dello Spirito Santo e le chiese di Scilla: quale futuro?

A proposito del dibattito nato subito dopo la festa di San Rocco, riceviamo e pubblichiamo un interessante articolo scritto dal prof. Francesco Cento, turista in vacanza a Scilla nello scorso mese di luglio e collaboratore della rivista "Calabria Sconosciuta".

Le impalcature attorno alla chiesa dello Spirito Santo di Scilla, che questa estate caratterizzano il panorama della Marina Grande, testimoniano del rifacimento dell’intonaco lungo tutto il perimetro esterno del sacro edificio. Restauro sempre atteso, cui la chiesa aveva assoluto bisogno, e sempre rimandato, nonostante che l’urgenza dell’intervento fosse alla vista di tutti ormai da parecchi anni. A lavori appena iniziati, la speranza di una felice conclusione ci spinge a scrivere brevi riflessioni, durante questa calda estate scillese a tu per tu con l’involucro bianco dei ponteggi.

Certo l’intervento era necessario. Sicuramente l’intonacatura dei muri esterni era assolutamente di primaria importanza, eppure non riusciamo a comprendere l’interruzione dei lavori durante i mesi estivi con buona parte dell’intonaco mancante e col pericolo che il trascorrere del tempo possa compromettere la buona riuscita del rifacimento. Sicuramente, i turisti affollano come non mai i lidi scillesi, e turbarne la quiete potrebbe risolversi in un abbandono della città. Ma questo restauro era atteso da decenni e la perdita di qualche turista infastidito non avrebbe potuto incidere né sulla fama della città, né sulla bontà del restauro. Mentre i residenti devono sopportare i disagi dell’incombente impalcatura, che spurga svolazzanti fibre dell’inadatta tela antipolvere messa a chiudere (anche) sguardi indiscreti.

Ciononostante si è deciso di interrompere i lavori, procrastinandone la fine.

Quello che è più sorprendente, nell’intera vicenda, è che, indipendentemente dal tempo legato al restaturo, la chiusura della chiesa dello Spirito Santo al culto e alla vista degli studiosi (e per riflesso ai turisti) ci riempie di sgomento pensando alle conseguente funeste che tale chiusura comporta in termini di conservazione degli elementi scultorei, pittorici e delle strutture murarie interne.

La volta mononavata, realizzata secondo l’antica tecnica dell’incannicciata, gli intonaci, gli stucchi, i dipinti, la cripta, i marmi degli altari (che andrebbero smontati e riassemblati), soffrono già enormemente, consentendo, all’ostentata (e miope) chiusura “a priori”, l’accelerazione del deperimento dell’edificio.

Deperimento già in atto in questi anni e che, chi scrive, segue con grande preoccupazione avendo già da tempo constatato il moltiplicarsi e l’aggravarsi di crepe e scrostamenti alle pareti, i dissesti dei marmi degli altari, per tacere dello stato dell’organo positivo che si trova nella cantoria della chiesa e che giace nello stato «perenne» di rudere, giammai oggetto di un serio restauro, pur avendo, dissestati e disseminati tutt’attorno al corpo centrale, le canne metalliche (conservate in un baule a parte), i bordoni in legno, la tastiera, i mantici, etc.

A questo punto il pensiero corre all’altro organo a mantice presente in Scilla e che è custodito presso la chiesa di Santa Maria di Portosalvo, in Chianalea. Chi scrive, da ragazzo (estate 1971), ha mosso i mantici di questo organo per permettere ad una turista americana di suonare una «passacaglia» di Bach.

Allo stesso modo è inavvicinabile la chiesa di San Rocco, dalla lunga e tormentata ricostruzione, frutto di autotassazione da parte dei residenti e dei lasciti degli scillesi d’America, e che, a fronte d’un tempo infinito per il completamento dell’edificio, si trova nella stessa condizione di «chiusura coatta» che rende assolutamente impossibile sia la fruizione delle opere d’arte contenute, sia la visione dell’edifico lontano dalle funzioni religiose.

Questa chiesa contiene numerose opere pittoriche, recentemente restaurate, che rappresentano buona parte del cespite artistico scillese. Fra tutte, la magnifica pala in legno di San Francesco da Paola (appartenente alla chiesa dello Spirito Santo).

Chi scrive si è trovato ad attendere invano l’apertura di queste chiese, abituato com’era, negli anni passati, a visitarle con devota e rigorosa attenzione, rispettoso sia del sacro luogo, sia delle opere d’arte presenti.

Oggi è dato visitare soltanto la chiesa dell’Immacolata, antico e venerato edificio (anch’esso frutto d’un completo rifacimento dopo il terremoto del 1908), che conserva una delle più rilevanti opere della storia dell’arte calabrese: quella «Madonna della Porta», per anni presso la Sovrintendenza ai Beni Artistici di Cosenza e più volte pubblicata, custodita in una teca con vetro antisfondamento nella cappelletta del Santissimo (navata di destra).

A conclusione di questa veloce carrellata sulle chiese scillesi, ci limitiamo ad auspicare che la chiesa dello Spirito Santo di Scilla, una volta terminato il restauro della facciata e delle pareti esterne, possa essere riaperta al culto (e al pubblico) anche «semplicemente» per la celebrazione di una messa settimanale. Soprattutto, che si inizi a prendere in considerazione il restauro dell’interno, prima che sia troppo tardi e venga meno l’ottima lettura che ancora si ha delle decorazioni a stucco e dei manufatti litici (per tacere dei dipinti, che si conservano negli altari marmorei sempre più dissestati).

Don Bruno, il giovane parroco di Scilla cui è demandato il compito di guidare le anime degli scillesi e adoperare tutte le cure e le premure che l’alto ufficio a lui conferito dalla Curia (e da Dio) prevede, sembra, a contrasto con l’affabilità dei modi, ignorare totalmente tutte le necessità di tutela, custodia e garanzia dell’immenso patrimonio artistico scillese con il quale (suo malgrado?), è costretto a confrontarsi.

Noi, che amiamo Scilla in maniera totale e vorremmo saperla sempre oggetto di attenzioni e cure, ci duole saperla bistrattata (anche) nelle sue bellezze artistiche.


Francesco Cento

Scilla, 30 luglio 2007

lunedì 20 agosto 2007

ASPETTANDO L'ALISCAFO....

Poco prima delle tririci, ho 'ccumpagnatu me' soru e una sua amica milanese (per la prima volta scesa a visitare quella parte d'Italia che trovasi ubicata sotto il parallelo di Roma) al porto di Reggio per prendere l'aliscafo per Lipari, isole Eolie.
Premetto che il biglietto era stato preventivamente prenotato via internet per circa 10 euro.
Ma la prenotazione non basta. Oltre al biglietto e a diritti vari, c'è anche il contributo per l'ingresso a Lipari (azz..!): costo 1 €.
Così, quattru 'i corda e cincu 'i spavu, ti ritrovi ad aver speso più di un ventinaio di euro.... e ancora mancu partisti!
Durante il tragitto che da Scilla ci portava a Reggio, percorrendo quindi il tratto finale dell'A3 -che oramai è divenuta una vera e propria attrazione turistica di cui vantarsi (almenu ririmu)- tranquillizzavamo l'ospite milanisa (sorpresa che non ci fosse da pagare alcun pedagio autostradale che, se ci fosse, dovrebbe essere a favore degli automobilisti, a titolo di risarcimento), rassicurandola circa la velocità del collegamento.
La partenza era prevista per le 13:50. Espletate le formalità bigliettifere, ci siamo avvicinati al molo d'imbarco degli aliscafi.
'Na parola tu, e una ieu, passò la prima menz'orata. Pigghiate dalla fame canina, le viaggiatrici in pectore, ricorrevano a qualche brioche (o briosh, come ho trovato scritto su qualche scontrino poco alfabetizzato) per reintegrare gli zuccheri. Nel frattempo, arrivata la terza amica, a peri, direttamente dalla calata dell'Eremo, per ingannare la perdurante attesa si sono cominciate a ricordare le avventure dei viaggi passati. Ore 14:35, dell'aliscafo mancu 'u sciauru.
Il tutto, si svolgeva come detto, direttamente sul molo, 'nchiuvati o' suli, tanto che l'amica milanese cambiava spesso postazione per avere così un'abbronzatura uniforme; senza 'na pensilina sotto cui ripararsi la mpigna; senza 'na panchina o nu sedili (salvo un bizzolo di fortuna, già occupato da chi ci aveva preceduti); senza un cestino dei rifiuti dentro il quale buttare una cicca apportatrice di zuccheri -evidentemente basta buttare tutto a mare, è più facile e sbrigativo.

Fattu sta che, col pinzero di avvisare casa del ritardo imprevisto, affinché non arrivassero a chiamari i pomperi, alle ore 14:40, dopo aver salutate sorella e amiche al seguito, ho pigghiato la machina per fare ritorno allo Scigghio. Giuntovi, mando un messaggio a me' soru per sapere se l'aliscafo era salpato. Nenti.
Ho avuto tutto il tempo di consumare le restatine del pranzo festifero di ieri (nucilla e ciciri compresi) e ancora nenti signali. Finalmenti, alle ore 15:07, me' soru rispundi:siamo appena partite, dopo solo un'ora e un quarto di ritardo. Alleluia!

Tanto avevo da segnalare circa l'efficienza e l'immagine turistica dei nostri beneamati paisi.
Francesco, scillese in trasferta a Reggio

domenica 12 agosto 2007

'U MURU 'I BERLINU CARIU, EPPURU....

Ripropongo integralmente un articolo (foto compresa), pubblicato dal New York Times. C'è da riflettere.....



Una strada segregata in una terra già divisa
di Steven Erlanger

GERUSALEMME, 10 Agosto - Israele sta costruendo una strada attraverso il West Bank, a est di Gerusalemme, che consentirà sia agli israeliani che ai palestinesi di viaggiarci -separatamente.
Ci sono due paia di corsie, uno per ogni tribù, separate da un alto muro di cemento armato rivestito in modo da somigliare alle pietre di Gerusalemme, uno sforzo di abbellimento indicativo del fatto che la strada viene considerara essere permanente. Il lato israeliano ha diverse uscite; quello palestinese ne ha poche.
Lo scopo della strada, secondo coloro che l'hanno pianificata quand' era Primo Ministro Ariel Sharon, è permettere a Israele di costruire più insediamenti attorno a Gerusalemme Est, tagliando fuori dalla città dal West Bank, ma permettendo ai palestinesi di viaggiare senza impedimenti da nord a sud attraverso le terre tenute da Israele.
“Gli americani hanno preteso da Sharon la contiguità per uno stato palestinese," dice Shaul Arieli, un colonnello riservista dell'esercito che ha partecipato ai negoziati di Camp David del 2000, specialista in mappe. "Questa strada è stata la risposta di Sharon, per costruire una strada per i palestinesi tra Ramallah e Betlemme ma non fino a Gerusalemme. In questo modo si è tenuto collegato il West Bank tenendo unita Gerusalemme senza dare ai palestinesi nessun permesso indiscriminato per l'ingresso a Gerusalemme Est.”
Sharon parlò di “contiguità nei trasporti” per i palestinesi in un futuro stato palestinese, intendendo sebbene gli insediamenti israeliani sconfinassero nell'area, che le auto palestinesi sulla strada sarebbero passate senza alcun impedimento attraverso il territorio controllato dagli israeliani, anche nelle aree chiuse dalle barriere di separazione israeiane.
La grande maggioranza dei palestinesi, diversamente dai coloni israeliani, non potrà uscire nelle aree circondate dalla barriera o recarsi a Gerusalemme, anche nella parte orientale della città [parte araba, ndr] che Israele ha rilevato nel 1967.
La strada lo fa, dovendo il traffico palestinese continuare a passare nei sottopassaggi e sui ponti, mentre il traffico israeliano avrà interscambi consentendo turni sulle strade di accesso. I palestinesi con carte d'identità israeliane o permessi speciali per Gerusalemme potranno usare il lato israeliano della strada.
Il Governo del Primo Ministro Ehud Olmert di recente ha fatto dei gesti di conciliazione verso i palestinesi e dice di voler fare quanto gli è possibile per agevolare la creazione di uno stato palestinese. Ma Olmert, come Sharon, ha detto che Israele intende tenere i territori a est di Gerusalemme.
A Daniel Seidemann, un avvocato consigliere di un gruppo legale israeliano chiamato Ir Amim, che lavora per la cooperazione israelo-palestinese a Gerusalemme, la strada suggerisce una mappa di cattivo presagio per il futuro. E' quello che vede Israele tenere quasi tuttta Gerusalemme est e un anello di insediamenti israeliani che la circonda, costituendo un cordone di israeliani tra Gerusalemme est a maggioranza araba e il resto del West Bank, che diventerà parte di un futuro stato palestinese.
In un accordo finale, ci si aspetta che Israele offra ai palestinesi scambi di terreno da qualche altra parte a titolo di compensazione.
La strada consentirà ai coloni israeliani di vivere a nord, vicino a Ramallah, di spostarsi velocemente a Gerusalemme, protetti dai palestinesi che li circondano. Essa aiuta ad assicurare che l'ampio insediamento di Maale Adumim - un sobborgo di 32.000 abitanti a est di Gerusalemme, dove molti dei suoi residenti lavorano- rimanga sotto il controllo di Israele, insieme con l'area di 4,6 miglia quadrate [quasi 12 kmq, ndr] attualmente vuota conosciuta come E1, tra Maale Adumim e Gerusalemme, che Israele intende pure trattenere.
Per i palestinesi, la strada collegherà le parti settentrionale e meridionale del West Bank. In un futuro che può avere meno checkpoint, potrebbero viaggiare direttamente da Ramallah a nord di Gerusalemme fino a Betlemme, a sud di essa - ma senza che venga loro concessa la possibilità di entrare né a Gerusalemme né nell'insediamento di Maale Adumim.
“Per me, questa strada è un movimento per creare i confini, per cambiare lo status finale,” dice Seidemann, riferendosi alle questioni irrisolte riguardo ai confini, ai rifugiati e al destino di Gerusalemme. “E' per consentire a Maale Adumim e E1 di entrare a Gerusalemme ma possiamo dire, ‘Vedi, trattiamo bene i palestinesi -c'è contiguità territoriale.’ ”
Misurala tu stesso, dice “La strada palestinese è larga 16 metri,” ha aggiunto. “La teoria israeliana di uno stato palestinese contiguo è larga 16 metri.”
Khalil Tufakji, un prominente geografo palestinese, dice che la strada “fa parte del piano di Sharon: due stati in uno, così israeliani e palestinesi hanno ognuno le proprie strade.” I palestinesi, ha affermato Tufakji, “non avranno nessun collegamento con gli israeliani, ma viaggeranno attraverso gallerie e sopra i ponti, mentre gli israeliani viaggeranno attraverso la terra palestinese senza vedere un arabo.”
Alla fine, ha affermato, “non c'è nessuno stato palestinese, anche se gli israeliani parlano di uno.” Invece, ha affermato, “ci sarà uno stato dei coloni e un'area palestinese edificata, divisa in tre settori, tagliata da dita di insediamenti israeliani e collegata solo da strade strette.”
Richiesto di un commento, David Baker, un portavoce del governo israeliano, ha detto: “Le intese per la sicurezza di queste strade sono poste in essere per proteggere i cittadini di Israele. E non sono collegate a nessun altro problema.”
Un portavoce del dipartimento dell'amministrazione civile dell'esercito israeliano ha fatto notare che i palestinesi con permessi per entrare in Israele potrebbero usare il lato israeliano della strada, e che per i palestinesi normali, la strada sarà un percorso migliore e più veloce da nord a sud rispetto a qualunque altro attuale percorso.
Ci sono numerose strade su cui possono viaggiare solo gli israeliani e i detentori di permessi israeliani, ma nessuna è segregata come questa.
L'E1 è stato un campo di battaglia chiave nella lotta per il controllo di Gerusalemme. Alcuni, come Martin S. Indyk, un tempo ambasciatore in Israele oggi direttore del Saban Center at the Brookings Institution, sostiene che Israele dovrebbe cedere l'E1 ai palestinesi. “L'E1 è un punto cruciale nel mantenimento dell'integrità e contiguità territoriale del West Bank con Gerusalemme est - è il solo posto dove è possibile farlo,” ha affermato.
Israele ha promesso agli Stati Uniti che non costruirà case adesso nell'E1,
congelando un piano per la costruzione di 3.500 case. Ma Israele sta completando una grande stazione di polizia a quattro piani su una collina che domina l'E1, destinata a divenire il principale quartier generale della polizia per il West Bank, e sta predisponendo linee elettriche e idriche per lo sviluppo futuro.
E sta costruendo questa strada.
Quella completata adesso, in attesa dell'installazione dell'illuminazione e del completamento di gallerie e sottopassaggi, si dipana per circa 4 km [ndr].
La strada è aperta attualmente fino al West Bank, ma taglia il tracciato stabilito della barriera di separazione israeliana, che non è stata ancora costruita attorno all'E1 o a Maale Adumim.
Ipotizzando che la barriera verrà completata, la strada costituirà una sorta di cordone ombelicale che taglia attraverso il territorio circondato da mura controllato da Israele per collegare le due parti del West Bank.
“Adesso c'è una grande distanza nella barriera tra Azzariya and Shuafat,” compresa tra circa 3,8-4,8 km, “e Israele non ha iniziato a costruire la barriera attorno a Maale Adumim,” dice il Sig. Arieli, il colonnello riservista. “Ma questa strada sarà la risposta se e quando Israele costruirà la barriera attorno a Maale Adumim. Si capisce che Israele sta creando le condizioni per il futuro. Cercano di avvantaggiarsi della situazione attuale per preparare le infrastrutture per il momento giusto per iniziare a costruire nell'E1.”
Seidemann crede che Olmert, che adesso sta affrontando molti problemi, non comincerà a costruire nell'E1, ma che il leader del Likud, Benjamin Netanyahu, se sarà eletto Primo Ministro, potrebbe farlo. Netanyahu disse nel 2005 che avrebbe costruito nell'E1 a prescindere di cosa ne pensasse Washington.
Micaela Schweitzer-Bluhm, una portavoce del Consolato americano a Gerusalemme, ha ripetuto che la politica americana che ai palestinesi dovrebbe essere concesso di viaggiare più facilmente nel West Bank “è coerente con il bisogno di mantenere la sicurezza.”
Alla domanda se questa strada predetermini lo status finale, ha affermato, “Il Governo degli Stati Uniti ha incoraggiato le parti ad evitare tutte le azioni che potrebbero predeterminare uno status permanente,” ma ha affermato di non essere autorizzata a commentare in modo più specifico.
Tufakji ha affermato di essere diventato cinico riguardo al modo in cui Istraele costruisce per il futuro che definisce, a prescindere di cosa promette Washington. Vede un West Bank diviso in tre parti dai blocchi degli insediamenti israeliani, i più importanti dei quali sono Maale Adumim e l'E1, attorno alla capitale che entrambi i popoli reclamano essere loro.“Israele sta costruendo l'infrastruttura per tenersi l'E1, per circondare Gerusalemme,” ha affermato. “Stanno lavorando per avere un area con il minimo di palestinesi e il massimo di israeliani.”

venerdì 10 agosto 2007

SERVIZIO NAVETTA "AD PERSONAM"

Quella che segue è la testimonianza orale, raccolta da una signora scigghitana residente in quel di Milano, attualmente in vacanza al paesello.
"Oggi ho preso l'ultima corsa della navetta che da Marina sale fino a Melia. Dalla partenza, fino a San Giorgio le fermate sono state regolari. Raggiunto l'incrocio tra la provinciale e la via Cimitero, l'autista, preso atto che ero l'unica passeggera a dover andare a Ieracari (mentre con me c'erano altre quattro persone che salivano a Melia), mi ha detto: "Per una sola persona a Ieracari non salgo. Scenda qui!".
Inutile dire che sono rimasta sbalordita ma, pur avendo pagato il biglietto, per evitare discussioni e sciarre, sono scesa e ho chiamato mio cugino perché scendesse a prendermi con la macchina."

venerdì 29 giugno 2007

A NEW YORK C'E' NOSTALGIA RI BRACIOLI 'I PISCISPATA!




E PER QUELLI PIU' ORBIGNI, LO RIPORTO SOTTO:

Chi bellu piaciri chi truvai stu situ. Jo sugnu 'miricanu, i NY, ma a famigghia i me matri veni di Missina e n'amicu mei nasciu a Scilla e piccio' capisciu u bellu dialettu SCIGGHITANU.
Non vidu l'ura mi vidu n'autra vota u bellu Stritt'i Missina - chi e' na patti pidavveru spiciali chi nuddu capisci - Oh comu facemu sulu nuautri "a pasta c'a mulinciana" e "u braciol'i piscispata"!!
Distinti Saluti
Patrizio

PS - scrivu un detto chi dicia u patri di l'amicu mei "tu si comu nu jaddu cu du' peri nta na scarpa

venerdì 18 maggio 2007

ELEZIONI RIGGITANE



Alle prossime elezioni riggitane ci sono più di trenta liste e, se si contano anche quelli per le circoscrizioni, i candidati sono più del 10% della popolazione. Se non è un record questo, poco ci manca.
Elena