domenica 18 novembre 2007

GIU' LE MANI DALLO "SCILLESI D'AMERICA!"

Riceviamo e pubblichiamo integralmente l'intervento di Pietro Bova, già consigliere comunale e assessore del nostro Comune negli anni '79-'85.


Dopo due lunghe e travagliate sedute di Giunta Reg.le il per noi famigerato Piano Sanitario Regionale é stato approvato e con tale atto decretata la chiusura del Presidio Ospedaliero di Scilla per accorparlo al Riuniti di RC!

Il 9 Novembre 2007, mese dei morti, verrà ricordato come quello dell'interruzione dell'idea originaria dei valorosi concittadini d'oltre oceano di fornire di un servizio primario il proprio paese di origine.

Anche il nostro ospedale, NATO DA UN ATTO D'AMORE, e pienamente operativo e funzionante segue il destino di quei piccoli e medi ospedali realizzati per esigenze clientelari e quindi inutili e dispendiosi.

In questa sede desidero fornire, a chi é preposto ad assumere iniziative, qualche considerazione e delle proposte attenendomi scrupolosamente al tema e, quindi, evitando dal trascendere in considerazioni piu' complessive.

E' da tempo che si parla di chiusura o comunque di ridimensionamento dell'Ospedale di Scilla ed emerge in tutta evidenza l'abbandono in cui é stata lasciata la struttura e i sanitari che non hanno mai trovato sponde certe e autorevoli non solo nella politica locale ma neanche in esponenti politici dell'ampio comprensorio di riferimento.

Come se una regia occulta volesse far morire il "sogno americano" sotto gli occhi insensibili degli scillesi e non.

Lo stesso innesto del primario chirurgo Dott. Iacopino andava certamente accompagnato da misure collaterali di sostegno e di stimolo alla sua pregevole attività professionale. Dopo il clamore che ha accompagnato la sua nomina, una volta che se né andato, nessuno ha spiegato i motivi di tale decisione: ove fosse rimasto, avremmo avuto ben altri argomenti in più per difendere il nostro ospedale. Non si é voluto comprendere l'aria che tirava.

ANCHE ADESSO, QUESTO SILENZIO SGOMENTA anche se é preferibile all'ipocrisia delle solidarietà di facciata e ingiustificata é la latitanza di partiti, associazioni, gruppi e tutti coloro (con le dovute -e verificate- eccezioni) i quali, ad ogni elezione, si candidano per fare le belle statuine o raccolgono voti per questo o quel partito inventandosi, con la scusa della politica, un'altra professione a sostegno delle loro questioni private. Come mai, per fare le liste si fà notte fonda e per salvare l'ospedale non si accende nemmeno una lampadina?


NESSUNA ISTITUZIONE, FORZA POLITICA O SOCIALE HA PENSATO, COME É SUCCESSO IN TUTTI GLI ALTRI POSTI, DI SENSIBILIZZARE E CHIAMARE A RACCOLTA IL POPOLO PER DIFENDERE IL LORO OSPEDALE tranne il generoso e apprezzabile tentativo dell'ottimo Nuccio Azzarà, che, come UIL ha organizzato, in piena estate, una pubblica assemblea il cui forte eco é stato fatto colpevolmente diluire nella palude dell'insipienza locale. A Scilla, ove fossimo liberi veramente, visto la mancanza di iniziative dei partiti, ci sarebbe da riflettere anche sull'utilità del votare.

Dal 2° incontro tecnico di lunedì 24 Settembre u.s. organizzato presso la sala del consiglio comunale da cui sarebbero dovute scaturire iniziative idonee al rilancio dell'ospedale e tali da scongiurare la minacciata chiusura ancora nessuno si é fatto sentire. Nel frattempo la giunta ha approvato il Piano!

Come faccio a non ricordare le battaglie che, come scillesi abbiamo combattuto e vinto per il nostro ospedale? Ricordo convegni, innumerevoli riunioni e fatto individuare, con l'allora assessore alla sanità Bruno Dominianni nel 1° P.S.S., Scilla addirittura come sede dell'USL 29. Perché, adesso, tutto questo disinteresse e abbandono?

ANCORA, PERO' NON TUTTO PUO' ESSERE PERDUTO. Sono convinto che non é mai troppo tardi.

Il Piano deve andare ancora in Commissione e, poi, in Consiglio: solo allora diventerà operativo. Che fare?

INDIRE, INTANTO, UNA PUBBLICA ASSEMBLEA organizzata congiuntamente dai sindacati e Amm.ne Comunale di Scilla da concludere con un documento finale .

Se c'é chiarezza e forza di proponimenti rilancio quanto sostenuto nei miei precedenti interventi.

E' chiaro che nulla scende dal cielo senza impegno e lavoro.

1. Questa battaglia deve essere coordinata dal Consiglio Comunale che assumerà la veste di comitato di lotta e Gruppo Operativo (G.O.) ove ogni consigliere si addosserà la propria parte di lavoro nell'attuare la strategia;

2. Tale G.O. coinvolgerà prioritariamente gli scillesi d'America perché facciano sentire tutto il loro peso organizzando un secondo comitato questa volta, degli "scillesi del mondo"a difesa del "loro" ospedale;

3. Il G.O.indirà una assemblea, ben organizzata, dei sindaci e amministratori dei dieci comuni di riferimento per ottenere il loro consenso alle azioni di lotta per poi proporre la convocazione dei rispettivi consigli comunali per l'approvazione di un documento di "resistenza attiva" e l'avvio di iniziative pubbliche e private, nei rispettivi comuni, per una raccolta di fondi finalizzata all'acquisto delle attrezzature sanitarie urgenti;

5. Tale gruppo organizzerà e una o piu' riunioni con i medici di base dei comuni interessati perché senza il loro sostegno politico e ancor piu' sociale non si riuscirà a fare alcunché;

6. Intanto pretendere con forza il rilancio della chirurgia e lavorare nella struttura ospedaliera come se nulla fosse accaduto migliorando al massimo il livello delle prestazioni per avere un consenso sociale ampio e diffuso;

7. Provvedere alle sistemazioni urgenti con attività sostitutive (volontariato, intervento diretto dei comuni, della Provincia, della Comunità Montana ecc.) e operare per rimuovere il blocco del cantiere completando i lavori di ritrutturazione;

8. Occorre designare un legale autorevole di livello nazionale o consulente esperto in problematiche sanitarie perché alla luce delle potenzialità della struttura, delle necessità del territorio e da una attenta analisi del documento regionale consigli i passi piu' opportuni e le richieste da avanzare al fine non solo di difendere lo "Scillesi d'America" ma di rilanciarlo in quando fondamentale risorsa per il territorio. Ospedale sì ma anche servizi essenziali di base.-


Scilla 16 Novembre 2007 Pietro Bova



mercoledì 14 novembre 2007

BOTTA 'I SANGU!

Con riferimento a quanto anticipato la settimana scorsa sul blog ru Nonnu(post del 8.11.2007) pubblichiamo -per opportuna conoscenza degli scigghitani tutti (donatori e non)- la lettera che la sezione AVIS di Scilla ha inviato a una sfilza di direttori e responsabili dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria e delle sue labirintiche diramazioni.
Dirigenti...Responsabili....botta 'i sangu!


venerdì 2 novembre 2007

I MARTIRI CALABRESI DEL NOSTRO TEMPO

Davanti a certi fatti, rimango davvero senza parole. Ma poi provo talmente tanta rabbia, che non riesco proprio a star zitto.
Mi riallaccio qui al post lanciato da Tato sul forum del maluspitali, relativo all'incredibile fatale odissea che, purtroppo, è costata la vita al giovane Flavio Scutellà, di Scido.
E' l'ennesima malastoria calabrisi e, avanti di questo passo, non so proprio per quanto ancora riusciremo a sopportare una situazione davvero tragica.
Stando a quanto hanno riferito le cronache, tutti gli ospedali contattati erunu chini, non avevano posti letto disponibili. Ma ddhu 'maru figghiolu, non aviva bisogno di un posto letto,aveva bisogno solo di una sala operatoria!
Ci hanno detto anche che, una volta arrivato in ospedale alle 21, è stato portato in sala operatoria solo all'1 di notte, cioè dopo quattro ore, perché tutte le sale erano impegnate o comunque non disponibili.
Ecco cosa succede e potrebbe continuare a succedere (stando alle previsioni del Piano Sanitario Regionale che prevede, tra l'altro, la chiusura dell'ospedale scillese),fino a diventare "normale"(!?), quando si concentra in un solo ospedale un'utenza di 400.000 persone (o giù di lì).
Non è questione di medici bravi (che pure dalle nostre parti non mancano di certo) o meno.
E' una semplice questione di "geografia sanitaria", che però passa magicamente (ma non certo misteriosamente) in secondo piano, dietro a un'altra materia che, evidentemente è ritenuta essere molto più importante da chi amministra la sanità regionale: la ragioneria.
Ma per quanto i nostri politici stiano sforzandosi di cercare la maniera per risparmiare (perché è questa la finalità uiltima del nuovo Piano Sanitario Regionale, dicono loro), i conti purtroppo continuano a non tornare.
E non mi riferisco certo a quelli dei bilanci, ma a quelli delle vite umane sacrificate.
Sì, perché secondo me, Flavio e prima di lui Federica (la ragazza morta a Vibo solo pochi mesi fa), vittime di storie al limite dell'umana sopportazione, sono i martiri calabresi del nostro tempo.
L'autoaugurio -che ci facciamo noi tutti- è che non si pensi solo a chiudere i cordoni della borsa ma soprattutto ad aprire gli occhi, perché queste tragedie non si ripetano più.
E aprire gli occhi, vuol dire rendersi conto che alcune scelte non possono essere fatte sulla carta, ma valutando la realtà che ci circonda. E la realtà calabrese è fatta, purtroppo, anche di queste tragedie. Occorre dunque che i nostri amministratiori regionali decidano, non si può perdere altro tempo; non si possono nascondere le perdite di vite umane dietro sterili discussioni di natura contabile.
Ricordino solo che decidono loro sì, ma sulla nostra pelle!

giovedì 1 novembre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 12

La protesta dei monaci è ripresa. Un centinaio di loro ha sfilato ieri per le vuie della città di Pakkoku, a sud ovest di Mandalay.
A un mese di distanza dalle prime dimostrazioni pacifiche contro il regime, i monaci dunque tornano in strada, a sfuidare il vigente divieto di riunione imposto dalle autorità militari e in coincidenza della nuova visita in Birmania (prevista per il fine settimana) dell'inviato dell'ONU, dopo che la prima, di fatto, si è rivelata essere una comparsata a uso delle telecamere delle televisioni di tutto il mondo.
Mentre il governo, non a caso, ha di nuovo interrotto i collegamenti internet, per i monaci il solo modo di fare arrivare i documenti che chiedono riforme economiche, il rilascio dei prigionieri politici e la caduta dell'attuale governo, è quello di lavorare di notte -a rischio e pericolo di essere arrestati o peggio- e distribuire poi copie dei volantini.
Nell'intento di prevenire la divulgazione di questi documenti, il Governo sorveglia perfino i negozi di computer.
I giovani monaci, comunque, continuano a rischiare, nella consapevolezza che -come di ce uno di loro: "Anche tra i monaci ci sono spie."
[notizie tratte da il giornale e timesonline]