martedì 16 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 9

Dopo i giorni turbolenti della protesta, soffocata a forza di arresti, sparizioni e violenze da parte dell'esercito della giunta militare, tutto sembra essere ritornato "normale" in Birmania.
Secondo voci raccolte per le vie di Rangoon il governo ha più che raddoppiato i salari dei netturbini, per assicurare loro migliori condizioni di vita. I prezzi, infatti sono più che raddoppiati e gli operai ammettono che non riescono comunque a sbarcare il lunario anche dopo l'aumento ricevuto.

L'inviato delle Nazioni Unite ammette che i continui arresti degli studenti, gli atti d'intimidazione e gli interrogatori forzati dei leader dell'opposizione -che continuano ancora oggi- "disturbano e vanno contro lo spirito di mutuo accordo fra le Nazioni Unite e il
Myanmar. Queste azioni devono cessare una volta per tutte".
[tratto da Democratic Voice of Burma]

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Anche i ribelli Karen, che vivono nella parte orientale della Birmania, a confine con la Thailandia -e che sono stati oggetto di ampi reportage da parte de il giornale parlano di occasione mancata, per non aver sfruttato la protesta dei monaci per avviare un'azione di ribellione armata più incisiva. Dovremo aspettare, dicono, altri 20 anni o più.
Sugli altri organi di informazione, la Birmania scivola sempre di più nelle pagine interne e sembra quasi non fare più notizia.