domenica 28 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 11

Giovedi scorso, Suu Kyi, leadr del partito di opposizione ha incontrato uno dei generali della giunta militare.
E' stata trattata come un ospite di riguardo e, per fare bella figura con quelli delle Nazioni Unite (nel cui ruolo pacificatore, comunque, i dissidenti confidano ancora), i militari hanno liberato ben 50 detenuti, di sicuro rigorosamente scelti tra quelli che secondo loro non possono più creare problemi, perché sufficientemente spaventati dalla dura prigionia.
Intanto, nelle città di confine con la Thailandia continuano ad arrivare alla spicciolata sia i monaci che hanno partecipato alle dimostrazioni di piazza che altri appartenenti ai movimenti dell'opposizione al regime.
Tra i primi, uno dei giovani monaci più attivi -di appena 24 anni. E' riuscito a scappare, abbandonando la tipica veste dei monaci e travestendosi da "cristiano", con tanto di crocefisso appeso al collo, che ora considera essere il suo portafortuna.
Gli oppositori invece preferiscono scappare, non tanto per salvare la pelle, quanto invece per proteggere i loro familiari, i quali vengono purtroppo incarcerati dai militari, per ritorsione (odioso ricatto) contro la "mancata consegna" -se così si può definire- dei responsabili delle diverse dimostrazioni di dissenso verificatesi in questi giorni.
Continuano gli scontri tra l'esercito e la popolazione Karen: stavolta, l'oggetto del contendere sembra sia la costruzione di una nuova strada che dovrebbe svilupparsi tra Birmanioa e Thailandia.

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