venerdì 2 ottobre 2009

E L'UNIVERSITA' SI PUBBLICIZZA ATTRAVERSO I BLOG

Un modo nuovo, originale di fare pubblicità a un'istituzione scolastica.
La novità arriva da quei pozzi di scienza del M.I.T., il centro universitario che è praticamente la 'naca' della tecnologia americana. Ne da notizia il quasi omonimo NYT (New York Times).

Invece delle solite, vecchie 'guide dello studente', al Massachusetts Institute of Technology hanno affidato agli studenti stessi il compito di pubblicizzare le meraviglie del prestigioso college. Come? descrivendo la vita quotiana degli stessi studenti attraverso i loro blog personali.
Essi fungono in pratica da diari pubblici, sui quali gli studenti annotano quello che fanno, come si sentono, le difficoltà che affrontano durante il corso degli studi, ecc.
Questi blog sono consultabili direttamente dalla pagina delle ammissioni del sito del M.I.T., così che un giovane che ha ultimato le high school e deve decidere se iscriversi al college, ha l'opportunità di sapere in anticipo...cosa lo aspetta, direttamente dalla voce dei suoi eventuali futuri colleghi.
L'idea ha avuto talmente tanto successo, che i dirigenti del M.I.T. hanno dovuto perfino indire un apposito concorso tra gli studenti per selezionare i blog più 'meritevoli'!

La trovata è senz'altro geniale e potrebbe essere applicata anche in Italia, soprattutto dalle università più piccole e meno conosciute del nostro Paese [leggi, ad esempio, Università Mediterranea di Reggio Calabria].
Oltre a tutti i pregi propri delle moderne tecnologie, quello del blogspotting -chiamiamolo così- rappresenta un metodo molto economico di farsi pubblicità, perciò, con i tempi di magra che attraversano le nostre istituzioni scolastiche, credo non sia un'idea da sottovalutare.
Speriamo che qualcuno se ne accorga.

giovedì 24 settembre 2009

GAETANO PIRIA VOLA ANCHE A DELIANUOVA

Lo "Scillese Volante" colpisce ancora! Gaetano Piria trionfa nello Slalom "Città di Delianuova".
Ecco l'articolo tratto da 'Calabria Ora':

venerdì 21 agosto 2009

il santo in cappelletta

ormai al suo posto, pronto a ricevere i fedeli

fine processione

il santo viene preparato all'ingrasso nella cappelletta.

il santo "piccolo" lungo via libertà

il santo "piccolo" lungo via libertà

tramonto premattanza

...la piazza è stanamente piena di vita.

giovedì 20 agosto 2009

SCILLA EL IL T.T.T. (TOURIST TRASH TOUR)

Dopo quelli sull'area portuale, continuano i commenti negativi su Scilla da parte dei turisti.
Ancora una volta è il blogger riggitanu Francesco Biacca a farsene portavoce, riportando la testimonianza -a corredo di un suo post- di un turista in camper che rientrato dalla Sicilia ha avutu la brillanti idea di venire a dormire nto Scigghiu e precisamenti a Monacena, luogo deputato per l'accoglienza (?) camperistica.

Ecco quanto scrive Raffaele, il calabrese innamorato della Calabria nel suo commento al post "Scilla: un esempio di "turismo" in Calabria".

Salve.
Sono un calabrese emigrato 31anni fà ed ogni anno scendo nella mia/nostra amata terra.Quest'anno sono venuto dalla parte di Reggio rientrando dalla Sicilia (mai più) sbarcato a Reggio alle 23.00 decido di andare a dormire (Essendo in vacanze con il camper) a Scilla contentissimo e fiero della famosa Scilla i pochi chilometri che mi dividono dalla meta ne parlo con mia moglie (Romana) spiegandole cosa è stata Scilla.
Perfetto arrivo nella cittadina seguendo le indicazioni mi diriggo verso la fine del lungo mare dove trovo la piazzola (gratis) per fermarmi la notte.
La mattina successiva sveglio i mie 2 figli e moglie per goderci della bellezza del posto.....
Con grande rammarico mi sono trovato a ridosso di una discarica abbusiva Bottiglie di Vetro rotte di Plastica Pannolini sia per adulti che per bambini Ferraglia Sedie rotte Ombrelloni rotti Carte e quantaltro ed uno scarico d'acqua che alcuni locali mi hanno fatto intendere che era acqua che scendeva dalla montagna Mah sarà vero...
Che vergogna mi sono sentito l'ultimo Calabrese di questo mondo.
Vergogna cara amministrazione di Scilla rovinare così quello che il più grande poeta di tutti i tempi ne ha così lodato le sue meravigle.
Gente di Scilla svegliatevi così perdete il lavoro ed il vostro bellissimo paese.
Un Calabrese innamorato della Calabria

Per vedere gli altri commenti sullo stesso post:
http://www.olympuslabs.org/2009/08/03/scilla-un-esempio-di-turismo-in-calabria/#comments

Beh, aggiungo solo che magari è veru, l'acqua potrebbe provenire dall'omonimo torrente Monacina anche se l'ultima volta ha piovuto il 10-11 Agosto.
Per il resto, il commento di Raffaele non fa che aggiungere un'altra tesserina al mosaico trash che Scilla sta mostrando con particolar evidenza in questo ultimo periodo (esempio 1; esempio 2; esempio 3).

lunedì 17 agosto 2009

NON C'E' PACI PU 'SPITALI!

Non c'è paci pu 'spitali!
Chi 'stati strana quest'annu a Scilla. Poco più di 20 iorna arretu -era il 24 luglio-segnalavo un articulu di stampa della "Gazzetta del Sud", con un'intervista al dr. Diomede Trimarchi, nella qualità di direttore dell'unità operativa di chirurgia generale presso lo 'spitali "Scillesi d'America".
Nell'intervista, vinivano ricurdate le "performance" del reparto scigghitano e sollecitati alcuni interventi di ristrutturazione esterna dell'edificio 'spitalifero.
Suffucata dall'afa di mità agostu, un'altra notizia è passata quasi inosservata, sempri sulla "Gazzetta del Sud" di puseri, iurnata di ferragostu: lo stesso dr. Trimarchi -chiddhu 'ill'intervista- è stato sospeso dopo la nisciuta di una sentenza del giudici del lavoru del Tribunale di Reggio Calabria. Risultato: reparto privo di respsonsabile, quindi chiuso!
Chi bella tegola, piovuta (nonostante la siccità), propria nto chiovu ra 'stati!
L'articolo non riporta un bel nenti circa le motivazioni di codesta citata sintenza. Si limita a riportari l'amaro sfogo del sindico scigghitano, al quale in questo periodo, tra sagre e spazzatura, sembra non ne vada una giusta. Sulu sfurtuna? Nenti paura: Bagnara è vicina.

A prescindere dalle motivazioni giuridiche che hanno indotto i giudici competenti ad accogliere la richiesta avanzata da un altro medico operante presso lo stesso ospedale paisano e rassandu stari le polemiche tirate fuori dal Sindaco, le quali hanno radici in tempi passati (evidentemente ancora non dimenticati) e hanno carattiri esclusivamenti personali per come riportate nell'articolo, mi limito sulu a fari le seguenti considerazioni:
-nessuno mettere in dubbio le capacità professionali di chirurgo del dr. Trimarchi e i brillanti risultati raggiunti anche durante la sua gestione del reparto;

-se il giudice del lavoro ha ritenuto che siano stati violati degli interessi legittimi, si presuppone ne avesse tutti gli elementi per poterlo fare;

-registrare un fatto del genere in un'Azienda Sanitaria Provinciale già cumbinata malamenti e, per questo, retta- in qualità di commissario stroardinario- da un Prefetto, già ex Generale dei Carabinieri, insediatosi per la verità solo da circa un anno e mezzo, appare essere veramente degno di una barzelletta. Solo che non c'è proprio nenti da ridere.

Infini, aldilà dei singoli soggetti coinvolti nella specifica vicenda, penso che "nella battaglia che le forze politiche e sindacali più attente conducono da anni per creare le condizioni che consentano all'ospedale Scillesi d'America di continuare a vivere" -come dice il sindaco nell'intervista- non si può e non si debba prescindere dai meriti oggettivi dei professionisti chiamati a gestire una struttura pubblica, per di più in una materia così importante, delicata e fondamentale, quale è la salute di tutti noi.

venerdì 24 luglio 2009

"SCILLESI D'AMERICA": CHIRURGIA DI PRIM'ORDINE

L'Ospedale "Scillesi d'America" continua a far parlare bene di sè.

Dopo il recente riconoscimento ottenuto dall'Unità operativa di riabilitazione cardiorespiratoria, di cui potete leggere cliccando qui, vi propongo, di seguito un articolo pubblicato da "Gazzetta del Sud" nell'edizione del 23 Luglio, nel quale il direttore dell'unità operativa di chirurgia generale, dr. Diomede Trimarchi, traccia un bilancio più che positivo del lavoro svolto negli ultimi otto mesi dal nosocomio scigghitano.
Più di 600 ricoveri, più di 1000 interventi chirurgici (in day surgery, one day surgery e piccola chirurgia).

Ma non è il reparto "tagghia e cuggi" di una volta. Lo potremmo "malanovamente" definire senz'altro come il reparto "sbuca e stuppa", visto che più della metà degli interventi è stata effettuata per via videolaparoscopica.

Ultima annotazione. Il dr. Trimarchi sottolinea il fatto che le sale operatorie a disposizione sono ottime e che i locali interni, oggetto di recenti ristrutturazioni, si presentano in maniera accogliente per i pazienti.
Chi, invece, avrebbe bisogno di un intervento si restyling, sono sicuramente le facciate esterne, definite non senza ragione, vetuste.
Ci auguriamo che la segnalazione del dr. Trimarchi riceva la dovuta attenzione da parte dei responsabili dell'Azienda Ospedaliera reggina.
Ecco l'articolo:


martedì 7 luglio 2009

SEI STRESSATO? ECCO IL MALORIMEDIO

Ora che è scominciato il periodo estivo e le temperature sono già al di sopra del trentinaio di gradi, i nostri corpi, appesantiti dalle mangiate invernali e 'mpastati di sulura e i nostri ciriveddhi sempre cchiù micciu, sentono sempre di più lo stress.
Comu si può ovviare a questa malatia che oramai interessa le nerbature di tutto l'italico populo?
Ecco il malorimedio!



P.S.: Un doveroso grazie per la segnalazione farmaceutica va all'amico Leo, sempre attento ai bisogni degli amici e della collettività intera!

mercoledì 1 aprile 2009

SCILLA, NU MALU MOSTRU

Caro nonno, nella rivista mensile "La mia Barca", n° 65, di Aprile 2009, è stata presentata una foto di Scilla senza specificare la località oltre a proporre un articolo sulle correnti marine in cui Scilla viene citata come "garofalo", quindi un vortice, presente tra Alta Fiumara e Punta Pizzo, cosa inesatta perchè Scilla, come tutti sanno, era "nu malu mostru". Ti allego qui di seguito la "mala lettera" inviata via mail alla segreteria dell'editore:

OGGETTO: NUMERO 65 di rivista "LA MIA BARCA" (Aprile 2009)
Salve, sono Enrico Pescatore, Presidente dell'Associazione "Scilla Futura". A pagina 69 del numero suddetto è presente una bella foto di Scilla, con la rupe ed il Castello Ruffo in primo piano. Vorrei far notare alla Vs. cortese attenzione che in nessuna parte dell'articolo correlato a tale immagine nonchè soprattutto nella didascalia corrispondente all'immagine stessa, viene nominata la cittadina di SCILLA (circa 5000 abitanti), all'imbocco Nord dello Stretto di Messina e quindi esattamente correlata all'articolo presentato.
Scilla, ridente cittadina della Costa Viola, è nota in tutto il mondo e dispiace vedere un'immagine così bella del nostro paese senza nessun riferimento adeguato alla nostra località. Inoltre è bene evidente nell'articolo che il nome di Scilla è associato ad un fenomeno naturale piuttosto che all'omonima cittadina la quale avrebbe meritato, secondo il nostro parere, perlomeno una citazione. Pare tra l'altro improprio definire il fenomeno Scilla (ultime sei righe dell'articolo, pag. 70) come "garofalo" in quanto, al contrario di "Cariddi" (effettivamente vortice), già a partire dell'Odissea di Omero, con Scilla veniva identificato il mostro a sei teste nascosto nell'antro della rupe di Scilla (fotografata a pag. 69) contro la quale spesso naufragavano le imbarcazioni.
Farebbe molto piacere, dunque, anche per la verità storica, accennare nel prossimo numero a questa precisazione, secondo noi doverosa.
Vi ringraziamo per l'attenzione e Vi auguriamo grandi successi per tutte le Vs. testate editoriali.
Enrico Pescatore - Presidente Asssociazione "Scilla Futura"

lunedì 2 febbraio 2009

IL MARE E’ BLU QUANDO LA MONTAGNA E’ VERDE

Con riferimento alle "vicissitudini" che il nostro territorio ha sofferto e tuttora soffre dal punto di vista idrogeologico, riceviamo e volentieri pubblichiamo un'approfondita riflessione da parte di Pietro Bova, osservatore sempre attento alle "cose scigghitane" e non solo.


Sempre peggio. Sempre ... più peggio. Le persistenti pioggie di questi giorni che hanno messo in ginocchio l’intera regione a cui sono seguiti morti, frane e smottamenti, danni ingenti all’economia, disagi alla circolazione ed accentuato l’isolamento della Calabria dal resto del paese, non possono non indurre a più di una riflessione.

Riflessione che dovrebbero fare propria le autorità governative e il personale politico tutto, non esclusi i sindaci della regione giustamente tanto affaccendati a convocare incontri dalla Piana alla zona Jonica per reclamare provvidenze dai governi centrali e regionale.
E' proprio vero, come recita l’antico adagio popolare: “piove: governo ladro” per significare che, nel nostro caso, la causa degli ingenti danni causati è solo colpa degli altri, delle avverse condizioni meteo?
I sindaci dovrebbero interrogarsi su quello che possono fare, intanto loro come amministratori locali e nei loro comuni, per arginare questi fenomeni prima che diventino irreversibili, reclamando nel contempo interventi mirati; lo stesso dicasi per il Presidente della Provincia per la diffusa articolazione sul territorio della rete stradale di pertinenza e per le nuove ed importanti competenze delegate dalla Regione; per i dirigenti dell’Anas e delle Ferrovie, dei Consorzi di Bonifica e degli altri organismi che operano sul territorio.
La prima cosa che ho sempre notato visitando siti archeologici di eredità greca o romana è stata la grande attenzione con cui trattavano le ipotizzate problematiche derivanti dalle acque meteoriche, quindi i canali di gronda, le reti di canalizzazioni superficiali e sotterranee e rimanevo stupito dal primo loro pensiero di realizzare bagni e terme ove potevano.
Questa logica, in specie da parte dei Borboni, è stata sempre rispettata in ogni opera pubblica, tenendo bene a mente di plasmarla al territorio ove impattava assecondandone impluvi, escrescenze o fenditure e facendo convogliare, con lavori da eseguire “a regola d’arte” in opportuni canali di gronda, fossi di guardia o quant’altro, le acque meteoriche raccolte: tutto ciò, con scrupolo, fino a qualche decennio addietro.
E qui sorgono spontanei una serie di interrogativi.
Non vorrei dare la croce addosso a chi si cimenta giornalmente con problemi di ardua soluzione ma, non essendo obbligatorio fare politica, possiamo dire che oggi tutti i sigg. sindaci siano veramente “guardiani” dei loro territori? E’ presente la cultura della pianificazione e del paesaggio nelle loro maggioranze e perseguito in concreto ogni tipo di abusivismo? Quante sono le opere abusive demolite? I progetti vengono attentamente esaminati e più correttamente attenzionati nella loro esecuzione? I direttori dei lavori sentono veramente, per il loro tramite, il fiato al collo di una opinione pubblica veramente attenta ed intransigente su ogni sorta di collusione?
Il Presidente della Provincia impartisce ferree indicazioni perché lungo le strade provinciali le acque meteoriche vengano fatte correttamente defluire senza che si trasformino in grandi collettori, ampliando a dismisura con la loro azione di intercettazione gli effetti deleteri sui terreni circostanti? C’è una costante pulizia delle cunette e dei tombini ed un piano, con tanto di proget-manager di riferimento, di sorveglianza costante del sistema di regimentazione delle acque pluviali ove esistente e realizzarlo se assente?
L’esempio più illuminante lo abbiamo verificato dalle nostre parti, diversi anni fa, quando le acque meteoriche, attraversando il piano viabile della Scilla-Melia, con “l’effetto cascata”, hanno prima fatto cedere la strada per poi sospingere addosso all’unica fabbrica della cittadina, la Cofeal per la produzione di infissi, posta a valle ai bordi della ss 18, centinaia di metri cubi di fango e detriti costringendo le maestranze a chiudere battenti.
Sul fronte delle strade ed autostrade di competenza dell’Anas esiste simile tensione morale nell’approccio all’esecuzione delle opere pubbliche in generale ed in particolare alla corretta regimazione delle acque meteoriche? Ricordo di altri morti in quel tratto autostradale tristemente famoso, di studenti reggini investiti da fiumi in piena e fare acqua-splash non è infrequente quando le piogge scendono dal cielo in abbondanza; e con l’estremizzarsi degli eventi climatici non c’è da stare allegri.
Anche qui i lavori vengono correttamente eseguiti e la sorveglianza è veramente tale? E’ normale, sulle autostrade, che l’acqua scorra in senso trasversale alla carreggiata?
Ovviamente ove l’inerbimento delle pendici viene considerato fondamentale per la loro stabilizzazione, unitamente al potere consolidante dell’apparato radicale di essenze idonee come le acacie, altrettanto funesti sono da considerare gli effetti degli incendi: qui apriamo altro dolente capitolo di questa immonda vicenda dello scempio a cui assistiamo del nostro territorio.
E’ evidente la mancata ed efficace lotta agli incendi che stagionalmente devastano la nostra Calabria il cui terreno -di per sé friabile ed instabile, geologicamente disomogeneo e stratificato, variabile, notoriamente “sfasciume pendulo tra due mari” per usare una frase trita e ritrita di Giustino Fortunato, e aspro, dove “le uniche vie di percorrenza erano le fiumare”, per dirla con Corrado Alvaro,- mostra tutta intera la propria vulnerabilità alle piogge che lo attraversano, separano, quindi fatto scivolare sulle falde sottostanti trascinando case e cose o involandosi sulle strade o autostrade con gli effetti nefasti che conosciamo.
Gli incendi delle ultime due estati hanno avuto effetti micidiali. Pochi si interrogano sul perché tutto cio’ avvenga e ancora di meno si arrovellano sui rimedi da adottare tra un Canadair e l’altro che non arriva mai e per difficoltà logistico-operative dovute al territorio, il getto di acqua salata, magari non centra appieno il bersaglio.
Perché non si attuano vie alternative, e certamente meno “salate”, dotando i comuni di autobotti con pompe prementi ed aspiranti e, per comprensori, dotandoli altresì di un elicottero istruendo personale ad hoc con la realizzazione di laghetti collinari per garantire una dotazione di acqua e da utilizzare anche per irrigare i campi?
Utilizzare vigili urbani, carabinieri e polizia stradale per osservare, tra un controllo e l’altro, anche i boschi e le colline perché, si sa, un intervento tempestivo equivale a dieci canadair dopo.
E così qualche piromane potrebbero pure avvistarlo.
Questo sarebbe il terreno di sfida pure del vero volontariato, non quello assistito e di comodo, fatto di operatori organizzati in nuclei comunali di protezione civile da attivare alla bisogna.
A problemi estremi, estremi rimedi.
E poi, si sa, il generale abbandono dei terreni agricoli e di tutti i terreni in generale un tempo utilizzati e frequentati, costituisce terreno fertile per le frane in inverno e gli incendi d’estate: i fondi comunitari vengono orientati in tale direzione?
Lungo le pendici della Costa Viola, ove le imprese esecutrici dell’ammodernamento dell’autostrada stanno facendo scempio del territorio cancellando i Piani della Corona e inquinando il territorio nel generale silenzio, abbiamo un esempio illuminante.
Basterebbe mettere a coltura i chilometri di gradoni abbandonati, un tempo coltivati a vigna, da collegare con impianti a fune, trenini a cremagliera e strade interpoderali affinché il problema delle frane sulla SS 18 venisse notevolmente ridotto: sogni? Andare nelle Cinque Terre per vedere il nostro territorio come sarebbe potuto diventare.
Operare in Calabria non puo’ costituire sempre un alibi a non agire al meglio o non assumersi nessuna responsabilità.
E se dalle colline scendiamo sulla riva del mare, le cose non cambiano affatto. Ci si lamenta della furia devastatrice delle onde come se il problema fosse nato oggi. In molti centri della Calabria o piantiamo gli ombrelloni sugli arenili o passeggiamo la sera: non c’è spazio per tutte e due le cose. Sono state costruite vie marine dove per secoli scorrevano le onde che dissipavano così, naturalmente, la propria energia, che oggi impatta contro dei muri di contenimento che vengono prima scalzati e poi abbattuti.
Al mare non mettere mai la mano contro mi diceva, da ragazzo, il saggio Capo Chemi, esperto di mare, passato a miglior vita da tempo. Ed a Scilla mai nessuno si è sognato di fare muretti al bordo della Via marina, per fortuna posta alla stessa quota della spiaggia, per cui il mare scorre e si ritira non rubando, se non a porzioni fisiologiche, grandi quantità di sabbia. Il Comune pulisce, sempre con grande ritardo, e tutto finisce là. Certo è un caso particolare ma illuminante che conferma l’assunto del grande Leonardo che affermava che “quando si tratta di acque consultare prima l’esperienza e poi la ragione”.
Per arginare gli effetti devastanti delle onde hanno costruito prima centinaia di pennelli che, si è visto poi, se da un lato alimentavano il pascimento, dal lato opposto contribuivano a dismisura all’erosione, per poi passare a barriere parallele alla riva: un eterno laboratorio con spreco di denaro pubblico a non finire.
Risultato: le rive si assottigliano sempre piu’. Oggi si scopre il pascimento naturale riversando sabbia nuova o spostandola da un punto e l’altro.
Allora come la mettiamo, mi domando, con i milioni e milioni di metri cubi di ghiaia, frenata dalle opere di imbrigliamento dei torrenti realizzati a più non posso dopo le alluvioni degli anni ‘50, che riversandosi negli arenili compensavano la naturale erosione del mare? Erano tutte necessarie quelle briglie? Oggi abbiamo i greti dei torrenti innalzati e le spiagge abbassate.
Come non dare ragione a Monsignor Bregantini che, al solito, ispirato dallo Spirito Santo, legando inscindibilmente i problemi, soleva ripetere che.. “il mare è blu quando la montagna è verde”.
Per non parlare dei porti sbagliati come quello di Saline o Cetraro che addirittura è stato fatto al contrario, nel senso che pur essendo riconosciuto che sul versante occidentale o tirrenico della Calabria il movimento sabbioso prevalente è in direzione Nord, la bocca del porto è stata orientata a Sud. Risultato: eternamente insabbiato! E non parliamo degli effetti deleteri sulla linea di costa, avvertiti a decine e decine di chilometri di distanza.
Piangerci addosso e reclamare lo stato di calamità naturale mi sembra veramente riduttivo.
Pietro Bova