domenica 7 ottobre 2007

LA RIVOLTA IN BIRMANIA / 6

L'inviato dell'Onu ha riferito di abusi continui commessi dalle forze dell'ordine e da elementi senza uniformi, di notte durante il coprifuoco: raid nelle case, pestaggi, arresti arbitrari e sparizioni.
Intanto l'opposizione ha rifiutato l'offerta di colloqui avanzati dalla giunta militare, a condizione che Suu Kyi abbandonasse la sua campagna per la democrazia, che le è costata la libertà da 12 anni a questa parte.

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L'edizione on line del Times riferisce oggi di cremazioni avvenute segretamente ma che la gente del posto conferma, avendo visto camion dell'esercito andare avanti e indietro da un forno delle cremazioni (sorvegliato da militari armati), dalla cui ciminiera il fuoco ha continuato a uscire per tutta la notte.

Voci non confermate, parlano addirittura di feriti, buttati direttamente nei forni, ancora vivi.

Quel che invece è sicuro è che negli ospedali è stato ordinato ai medici di non dare ai feriti alcuna assistenza o trattamento medico, così come avviene per quelli ancora detenuti, portandoli di conseguenza alla morte.

Confermate anche le devastazioni nei monasteri e le violenze contro i monaci.

Spiegato il motivo per il quale internet ha continuato a funzionare nei primi giorni successivi alla rivolta: è servito ai militari per identrificare tutti i partecipanti ai cortei. Sono stati schedati per quartiere, fotografati e infine arrestati. Dopo di che, le connessioni a internet sono state tagliate.

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Gli attivisti birmani paragonano la situazione del paese a uno scaldabagno oramai guasto, che sta per scoppiare. E si dicono disposti a dare la vita per cambiare la costituzione vigente e renderla conforme ai principi della democrazia. Cosa che non è stata fatta dai membri del parlamento che erano stati eletti 17 anni fa, i quali, viene detto amaramente, non hanno fatto il loro dovere.

[da Democratic Voice of Burma]

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