venerdì 17 ottobre 2008

A SCILLA SCUMPARIU PURU 'A PALLAVVOLU!

Riceviamo e pubblichiamo di seguito una lettera inviataci dalle giocatrici scigghitane della oramai bonanima Scilla Volley, oggi Costa Viola Volley.
In essa sono contenuti i motivi per i quali, ancora una volta, a Scilla abbiamo perso un'altra occasione.
Forse però (almeno vogliamo illluderci), non tutto è perduto...

* * * * *
La società pallavolistica scillese prende il volo. Dopo un'annata brillante in un campionato di serie D (conquistato nei tre anni precedenti a questo), la pallavolo scompare dalla realtà scillese.
La presidenza, inciampata su ostacoli sempre più difficili da sormontare, non si è più risollevata per via anche della scarsa disponibilità di aiuto economico da parte dell' Ente Comunale di Scilla.
La società Scilla Volley è stata ceduta alla "Costa Viola Volley" con presidente il Sig. alzone Cosimo il quale, con molta disponibilità e voglia di fare ha accettato di sostenarla in tutto e per tutto. Consapevole della responsabilità alla quale andava incontro, il Sig. Salzone ha voluto che questa società, nata a Scilla e ormai estinta, continuasse a sperare per poter ancora riunire in nome dello sport ragazze scillesi e non.
Adesso la società Costa Viola Volley con sede a Villa S.Giovanni, inizierà un nuovo campionato di serie D e per tutta la Calabria porterà a testa alto il suo nome e quello di Villa, paese nel quale lo sport non è solo un passatempo ma uno stile di vita.
Gli Enti comunali sono stati felici della nascita della società di pallavolo e hanno contribuito economicamente al sostegno della squadra insieme al nuovo presidente.
Scilia resta solo un ricordo, il luogo di nascita, ma purtroppo non il luogo che ama lo sport e che offre opportunità perchè sia praticato...
Si aspettava la costruzione di un palloncino che non c'è stata, infatti l'anno conclusosi lo Scil!a Volley giocava le partite casalinghe nel palloncino di Catona, una vergogna e un'umiliazione per le ragazze Scillesi e per il resto della squadra.
Adesso sarà una nuova storia, una nuova avventura in un nuovo paese e con un nuovo presidente... Forza Costa Viola Volley...

7 commenti:

Giovanni Panuccio ha detto...

Che dire, ragazze? Posso soltanto abbracciarvi ed incoraggiarvi a continuare a dare il meglio di voi. Certo: abbracciarvi mi costa pochissima fatica, visto che siete bellissime anche subito dopo una concitata partita di cinque set!
Che una squadra porti il nome della Costa Viola non è un fatto negativo in sé, visto che è senz'altro auspicabile attivarsi per creare occasioni di crescita economica, culturale, sportiva e politica che superino la dimensione comunale, contribuendo a rafforzare l'identità e la "riconoscibilità" di un'intera area intercittadina, nel comune interesse di tutti i suoi abitanti.
Ma in questo modo no. Perché la squadra della Costa Viola non è nata con questo scopo, ma è figlia di una sconfitta. Una sconfitta ancor più dolorosa perché frutto - paradossalmente - non del fallimento, ma del successo! Del successo di un manipolo di giovani donne ricche di talento e di buona volontà, alle quali il governo e il popolo di Scilla non hanno colpevolmente dato il sostegno che meritavano. Siamo TUTTI NOI scillesi ad uscire sconfitti da questa vicenda, a cominciare dai responsabili del nostro governo locale.
Ricordo perfettamente la data della prima volta che sentii parlare, dalla bocca del sindaco Ciccone, di "palazzetto dello Sport". Era il 2 gennaio 2002. La ricordo perché quel giorno veniva consegnato il premio "Eventi scillesi".
E quale evento è più importante per Scilla di una promozione in serie D e successive permanenze nella serie?! E come si celebra un evento: con la semplice consegna di una targa? O non, soprattutto, con il sostegno continuo ai realizzatori dell'evento stesso?
Della mancata realizzazione dell'impianto sportivo verranno certamente invocati motivi burocratici. Del mancato sostegno finanziario, i "tagli" dei governi nazionali...
Ma perché, allora, non convocare la città "a rapporto" e dirle a chiare lettere: la situazione è questa; queste ragazze straordinarie meriterebbero tanto aiuto ma l'istituzione Comune non può darglielo per il momento; assicurandovi che l'amministrazione comunale non cesserà di far sentire la sua vibrata protesta verso gli altri enti responsabili di questa situazione, a voi chiediamo: che facciamo? vogliamo rimboccarci le maniche? vogliamo cercare di trovare nella società civile, quell'aiuto che non riusciamo da ottenere dalla politica e dalle pubbliche amministrazioni?
Forza Ragazze!

Giovanni Panuccio

u nonnu ha detto...

Saranno state le troppe puntate del "Dr. House" cheho visto ultimamente in tv ma, pinsanduci supra, forse è andata com'è andata per una strana malattia che io -nto me' ciriveddhu, assolutamente ignorante in materie mediche- ho ribattezzato "Sindrome della D".
Mi spiego.
La Scillese, dopo anni di militanza tra terza e seconda categoria (che già erano poca cosa, se ripensiamo al passato di quella gloriosa società nata nel 1927, se non sbagghiu), era arrivata -anche se per vie burocratiche, mediante l'acquisizione del titolo sportivo di un'altra società- alla serie D. Com' è andata a finire, tutti lo sappiamo: fallimento della società e scomparsa del calcio a Scilla.
La malattia si ripresenta anche in campo pallavolistico, con il risultato che abbiamo potuto leggere nella lettera inviataci dalle nostre ragazze.
Le istituzioni, con un po' d'impegno, possono ancora riparare al lassismo che è durato ben sei anni.
Un'opportunità -e ancora il tempo utile non è scaduto- è offerta dai mutui agevolati concessi dalla Regione per la ristrutturazione e/o la realizzazione di impianti sportivi, di cui ho parlato più diffusamente nto blog ru Nonnu.
Mi auguro solo che qualcuno, che non è rimasto abbagliato dalla lucentezza della statuetta dei premi, apra gli occhi e si dia finalmente da fare.
Forse è un'illusione -che, putroppo, troppe volte dalle nostre parti ha fatto rima con delusione- ma se questo progetto del Palazzetto dello sport si trasformasse in realtà, allora sì che potremmo festeggiare davvero un "Evento scillese" degno di tal nome!

Giovanni Panuccio ha detto...

Ricordi bene, Nonnu. La piccola gloriosa A.S. Scillese venne fondata nel 1927. L'anno scorso, dunque, erano ottant'anni. Se n'è accorto qualcuno, in città?
E anche se la continuità formale con il sodalizio originario si era, se non erro, spezzata, la sostanza della continuità del calcio a Scilla, grazie soprattutto a singole persone come Luciano Cardillo - chi non muntuu sulu pirchì è me ziu - e pochi altri che lo avevano affiancato nel corso dell'ultimo ventennio, era stata mantenuta.
L'operazione serie D nel calcio, però, è - per il poco che ne so - una parente piuttosto lontana dell'impresa, esclusivamente sportiva, delle ragazze della pallavolo. Nata, infatti, come tu hai sottolineato, ben lontano dai campi di calcio e vissuta molto alla larga dalla incompiuta struttura di Ieracari e, di conseguenza, dall'attenzione costante dei tifosi scillesi.
Quello stesso anno un altro sodalizio con i colori di Scilla difendeva un più modesto, ma anche più congruo rispetto alla realtà demografica ed economica della nostra città, titolo di Promozione. Anche questo ottenuto mediante la cessione di un titolo altrui, ma sostenuto da un progetto di più ampio respiro. E difatti il titolo conquistato lontano dai campi di calcio, nei campi di calcio venne difeso e mantenuto per la stagione successiva. Motivi economici impedirono, però, la successiva iscrizione con conseguente retrocessione d'ufficio in prima categoria. Un anno d'agonia. E poi fine.
Per sempre?

Giovanni Panuccio

Anonimo ha detto...

Purtroppo, la storia si ripete...a Scilla, non reggi nenti!!! In bocca al lupo x la nuova avventura...

Anonimo ha detto...

Sarò cinico, ma la lettera di sfogo delle pallavoliste scillesi, che profuma d'addio e tacitamente comunica un senso di impotenza e di resa, non mi coglie di sorpresa. Insomma, me l'aspettavo. Anzi. Hanno resistito anche troppo a lungo, come a suo tempo resistette la maschile del volley. La passione per lo sport,l'arte,l'associazionismo in generale, a scilla si esaurisce per sfinimento. Le varie iniziative tentate nel corso degli anni, di qualsiasi natura, si sono fondate sull'impegno esclusivo dei singoli soggetti, abbandonati alla loro semplice voglia di fare. Ogni piccola o grande opera nasce per volontà di poche persone, che nel corso del tempo mettono basi perchè quel che amano perduri, anche oltre il proprio e diretto impegno. E qui arriva il bello. A scilla, quando i fondatori si stancano, o sono impossibilitati a continuare, ciò che hanno costruito si sgretola. Immediatamente. Non esiste e non si autogenera un ricambio; non esistono istituzioni che garantiscano la continuità di un progetto; soprattutto mancano i soldi e le strutture. Mettere insieme un migliaio di euro per stagione, facendo sacrifici, per qualche anno si può anche fare, ma con le barriere architettoniche, come si fa? Si può non sembrare ridicoli agli occhi di chi ci viene a sfidare quando li accogliamo in uno scatolone che nei progetti iniziali doveva essere un laboratorio? Il caso di Luciano Cardillo, citato dal nipote nonchè mio caro amico Gianni Panuccio, è emblematico di un problema. Fin quando non è mancato il suo impegno si è giocato a calcio. Quando ha deciso di ritrarsi.. il niente. E si sta parlando del calcio!Figuriamoci di uno sport (il secondo in italia) come la pallavolo, ancora non entrato del tutto nel lessico sportivo scillese. Non esiste una cultura dello sport, probabilmente perchè non esiste un senso della cultura in generale, intesa come qualcosa di serio e di importante per la crescita civile. Dopodichè mi viene da sorridere quando ascolto le proposte pragmatiche, ma del tutto irrealizzabili, di Gianni e l'ottimismo ingenuo di Francesco (non me ne volere nonno). Una collaborazione della società civile!! ma Gianni sai benissimo che, perchè ci sia, il presupposto è l'essere una società: io vedo invece un tessuto del tutto spaccato e frammentato. Francesco, l'illusione del palazzetto!! Veniva da ridere anche a te quando scrivevi, vero?

u nonnu ha detto...

Caro Pietro,
vedi la tua analisi rispecchia senz'altro la realtà attuale del nostro paese.
E' proprio per questo, però, che per quanto possibile, dobbiamo sforzarci di trovare quel filo che possa ricucire quel "tessuto del tutto spaccato e frammentato" di cui solo chi non vuol vedere, non si è ancora accorto.
La forza, l'intelligenza, il senso civico e la capacità di trovare quel filo, di certo non manca nella gioventù scillese, lo sappiamo bene entrambi.
Il mio ottimismo non è certo ingenuo, lo sai anche tu. E quando ho scritto quello che hai letto, non mi veniva certo da ridere. Provavo e provo solo tanta rabbia.
Ho parlato di illusione, sì, ma quella del palazzetto è un'illusione che può trasformarsi in realtà: basta solo volerlo davvero.
Non lo dico perché sono un sognatore. Lo dico a ragion veduta, perché -come illustro nel post sul blog ru Nonnu- ci sono gli strumenti finanziari e materiali necessari alla realizzazione di una struttura così importante.
Non ci dobbiamo inventare niente: c'è già un'idea, c'è già un progetto, c'è la disponibilità di un importante finanziamento.
Manca solo una cosa: la volontà di realizzare l'opera!
Da parte mia, te lo assicuro, farò quanto mi è possibile per portare avanti quest'idea, per farla diventare realtà.
Se poi non si realizzerà, ognuno, debitamente informato e tenuto al corrente della vicenda, trarrà le sue conclusioni.

Giovanni Panuccio ha detto...

Caro Pietro,
Il tuo non è né cinismo né pessimismo. Ma puro e semplice realismo.
D'altra parte, il mio primo intervento in questa discussione non rivestiva un vero e proprio carattere propositivo ma, soprattutto, accusativo ed autoaccusativo.
Parlavo, infatti, di vittoria delle ragazze della pallavolo, accompagnata dalla colpevole sconfitta di tutti noi - sottolineando queste due ultime parole e, quindi, la mia inclusione in esse - scillesi, governo e popolo.
Quello che, semmai, proponevo è che tutti iniziamo ad assumerci le nostre responsabilità, di fronte a noi stessi, ai nostri antenati, ai nostri discendenti ed agli amanti di Scilla di tutto il mondo. Prefiguravo, infatti, le possibili spiegazioni che la politica locale avrebbe potuto trovare per motivare il suo immobilismo. Indicando anche ad essa il modo di trovare una diversa soluzione o, comunque, una condivisione di responsabilità con il resto della comunità.
Perché, forse, più insopportabile ancora dei regressi che abbiamo tutti sotto gli occhi sono il silenzio e l'indifferenza all'insegna dei quali avvengono. Sembra, anzi, che una vera dimensione superindividuale o superfamiliare, in questa città, non esista proprio.
E allora, il ruolo della comunicazione sociale, senza farsi ogni sorta d'illusione, credo possa essere proprio questo. Non vagheggiare chissà quali cambiamenti. Ma dire: io me ne sono accorto e non sono rimasto in silenzio. Troppo poco? Senza dubbio. Ma credo che peggiore della morte sia soltanto la morte della quale non si accorge nessuno.

Giovanni Panuccio