A TUTTI GLI OPERATORI DI EMERGENCY
Gentilissimi amici,
questa lettera aperta, attraverso noi di
http://www.malanova.it vi giunge dalla Calabria, precisamente da
Scilla, paese dalle origini mitologiche, 23 km a nord di
Reggio Calabria e a poco meno di 45 km da Motta San Giovanni, paese d’origine di
Francesco Azzarà, per il quale anche l’intera nostra comunità ha sofferto, sperato e infine gioito insieme a voi di
Emergency.
A spingerci a scriverla sono stati principalmente tre fattori:
1. L’intendimento di
Emergency, espresso in recenti trasmissioni televisive, di dedicare la sua attenzione non più -o meglio non solo- ai Paesi meno fortunati dell’
Italia (non ci piace parlare di secondo o terzo mondo, poiché la riteniamo una classificazione che fa comodo solo agli sfruttatori di turno), ma a dotare di strutture sanitarie funzionanti anche il nostro bel Paese.
- L’aver constatato con non poca amarezza che l’intero bacino d’utenza territorio, a causa di sprechi, errori ed orrori fin qui commessi dai nostri rappresentanti politici, solo a causa della chiusura dell’ospedale scillese si ritrova a fare i conti con un deficit di assistenza sanitaria pari a circa il 40% rispetto alle esigenze calcolate secondo la densità di popolazione.
- Il fatto che a Scilla esiste fin dagli anni ’60 un ospedale, lo “Scillesi d’America” che per genesi e storia costituisce un “unicum” nell’ambito della sanità calabrese.
Ci sembra però doveroso fornire qualche dato in più, in maniera da inquadrare correttamente l’entità del problema.
L’ospedale “
Scillesi d’America” è stato costruito grazie alle generose offerte fatte pervenire in Calabria dai numerosi scillesi emigrati oltre oceano, ai quali per doverosa riconoscenza è stato poi intitolato.
L’originario presidio, sorto su un suolo di proprietà comunale che era stato donato dal Comune di Scilla a un apposito Comitato, è stato completato nel 1956 e reso operativo nel 1961.
Esso è stato successivamente ampliato su suoli privati, espropriati dal Comune, ma le relative procedure d’esproprio non sono mai state completate!
La proprietà dello “Scillesi d’America” è perciò ancora della collettività scillese.
Tant’è vero che, documenti alla mano, la Regione Calabria non ha potuto perfezionarne l’acquisizione al patrimonio dell’attuale ASP di Reggio Calabria!
Oggi, oltre agli uffici amministrativi (che hanno trovato posto nella parte vecchia della struttura), vi sono ben sei piani, occupati fino a poco tempo fa da reparti e specializzazioni nei quali non sono mancati negli anni punte di eccellenza sia per professionalità sia per risultati conseguiti, al servizio di un bacino di utenza superiore a 50.000 abitanti.
Purtroppo però, la Calabria (come altre regioni d’Italia) si ritrova oggi a dover fare i conti con la dissennata gestione operata in particolare nel corso dell’ultimo decennio.
Il pietoso stato in cui versa la sanità calabrese è stato certificato dalla relazione della “
Commissione d’inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali”, dalla quale emergono incredibili (ma purtroppo vere) irregolarità contabili, una sequela di atti illegittimi e la completa inaffidabilità dei dati contabili su cui si sono basati i bilanci che, perciò, non possono nemmeno essere ricostruiti con esattezza poiché “
…manca la rintracciabilità delle spese…”!!
Non vogliamo credere che questa “mancanza” sia dovuta a deficit intellettivi, poiché sarebbe una giustificazione che farebbe impallidire anche il più sprovveduto dei genitori, in quanto manda a farsi strabenedire il principio del “buon padre di famiglia”.
Non potendo esprimerci su responsabilità penali, il cui accertamento compete all’autorità giudiziaria, possiamo però esprimere tutto il nostro disgusto per la totale inettitudine espressa nella gestione della cosa pubblica da parte di chi ci ha amministrato e dei burocrati che li hanno accompagnati.
Il
Piano di Rientro ha sostanzialmente e profondamente modificato, se non stravolto, l’originario Piano Sanitario Regionale. Il parametro cardine -previsto dalle norme- per la quantificazione della “domanda” ospedaliera è stato quello dei posti letto/1000 abitanti.
Originariamente previsto a 4 PL/1000 abitanti, con il Piano attuale è stato ridotto a 3,2 PL/1000 abitanti, sulla base della semplice considerazione che c’è un 15% di calabresi che va già a curarsi fuori regione e, perciò, dovrà continuare a farlo, senza possibilità di cambiare eventualmente idea!
Sulla base di questo parametro e del fatto che le 36 strutture sanitarie esistenti erano solo fonte di spreco di denaro pubblico (anche se non se ne conosce con esattezza l’entità, per quanto ammesso dalla Commissione Parlamentare), il Piano di Rientro ha previsto la chiusura di ben 18 di esse, e la loro riconversione funzionale.
Tra queste, il Presidio Ospedaliero di Scilla, che entro la fine di marzo sarà riconvertito ospitando, secondo le recenti promesse del nostro Governatore, una serie di postazioni specialistiche per la diagnostica strumentale di base, servizio di allergologia, un centro ambulatoriale di terapia antiblatica e un centro dialisi (peraltro già attivo all’interno dell’ospedale)
I risparmi ottenuti con la chiusura di questi 18 presidi, dovrebbe consentire di reperire i fondi per la costruzione di quattro nuovi ospedali di concezione moderna, localizzati a
Catanzaro, nella
Sibaritide, a
Vibo Valentia e nella
Piana di Gioia Tauro (Palmi).
Anche qui però non mancano le magagne e i mugugni, per scelte che appaiono dettate da esigenze non squisitamente o comunque non primariamente sanitarie, accompagnate da operazioni che già da più parti sono state giudicate poco chiare.
A completare il quadro, e questa è storia solo di qualche giorno fa, vi è che a causa di probabili irregolarità amministrative nella nomina dell’attuale manager dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, tutti i provvedimenti adottati nell’ambito del Piano di Rientro sono passibili di nullità!
Davanti a questa situazione che abbiamo riassunto in breve -perché crediamo che si tratta di materia ben nota ad operatori sanitari come quelli che compongono Emergency- che non possiamo che definire tragica, ci viene da gridare soltanto
B A S T A!
BASTA! Perché questo metodo in base al quale è stato quantificato il fabbisogno sanitario non tiene conto di quella che è la geografia e la condizione infrastrutturale della Calabria, che, senza timore di esagerare, per molti versi ci appare essere simile a quella dell’
Afghanistan che voi di
Emergency ben conoscete.
Anche la Calabria è fatta di piccoli centri, disseminati in gran parte sulla costa ma in gran numero anche sulle colline o in zone montane, collegate tra loro da strade che per definirle tali ci vuole buona volontà e tanta fantasia.
Per questo, dal nostro sito, abbiamo sempre sostenuto -fin dal 2007- che il parametro più opportuno da prendere in considerazione sarebbe stato quello della densità di popolazione.
Numeri alla mano, in base a questo parametro, l’offerta sanitaria per la provincia di Reggio Calabria risulta inferiore rispetto a quella necessaria del 31% sulla base dell’originario P.S.R. Percentuale che è salita a quasi il 40%, come detto, in virtù della rimodulazione effettuata con il Piano di Rientro.
BASTA! Perché, a parte i numeri generali che comunque danno il segno inequivocabile della drammaticità della situazione, non si può fare di tutta l’erba un fascio.
Negli anni, l’ospedale di Scilla è stato sempre il punto di riferimento primario per ben undici comuni del comprensorio della Costa Viola e della parte
collinare pre-aspromontana.
Al suo interno hanno operato professionalità di indubbio valore medico-scientifico e i risultati ottenuti, diversamente dai bilanci delle ASP, sono ampiamente certificabili e dimostrabili.
A detta degli stessi operatori sanitari che vi lavorano, lo “
Scillesi d’America” possiede al suo interno le risorse umane e le dotazioni impiantistiche (tra le quali due tra le sale operatorie più moderne e funzionali sicuramente dell’intera provincia) per continuare in quella che da oramai quasi sessant’anni a questa parte è stata la sua missione: curare chi soffre.
BASTA! Avere a che fare con la non chiarezza, il pressapochismo e l’inettitudine di politici che prima fanno danni e poi corrono a nascondere e/o mascherare le loro malefatte, e tornano quindi a mostrarsi come
improbabili anime candide a cui affidare la nostra salute.
Per tutte queste ragioni, agli amici di
Emergency
C H I E D I A M O
di prendere in seria considerazione la possibilità di cominciare a progettare la nuova rete di interventi in Italia partendo da Scilla e dal suo Ospedale.
Lo “Scillesi d’America” è qui, esiste, con le sue strutture e il suo patrimonio umano e scientifico; appartiene agli scillesi, che dovranno essere i soli interlocutori legittimati a poter fare una scelta.